Una mattina che doveva essere dedicata a un’attività di sensibilizzazione si è trasformata in un caso politico. All’ingresso dell’Istituto Zerboni, sette militanti di Gioventù Nazionale, sezione D’Annunzio, erano impegnati in un volantinaggio per presentare la nuova campagna lanciata dal movimento: “Rifiuta la cultura maranza: scegli i giovani di Destra”, un’iniziativa per denunciare il vortice di violenza, dipendenze e paura in cui rischiano di cadere tanti giovani.
Fra loro c’era anche Beatrice Sala, militante di GN Torino, che si è trovata al centro di un episodio vergognoso. Dopo pochi minuti, un docente dell’istituto, notando la presenza dei ragazzi, si è avvicinato con fare aggressivo e le ha rivolto parole che hanno lasciato tutti sconcertati: “Se poi prendi due schiaffi…”. Un’affermazione che suona come una vera e propria giustificazione (preventiva!) di possibili aggressioni.
Parole che pesano ancora di più se si pensa al ruolo di chi le ha pronunciate: un insegnante, cioè una figura che dovrebbe essere guida educativa e modello di comportamento, soprattutto nei confronti di una studentessa.
I “cattivi maestri” di ieri e di oggi
L’episodio, documentato in un video diffuso da GN Torino, riporta alla memoria una definizione che ha segnato la storia politica italiana: quella dei “cattivi maestri”. Negli “Anni di piombo”, così venivano chiamati intellettuali, professori universitari, giornalisti e scrittori che, pur non partecipando direttamente ad azioni terroristiche, fornivano una legittimazione culturale alla violenza politica. Una stagione che ha segnato profondamente il Paese e che si sperava appartenesse ormai solo ai libri di storia.
Oggi la domanda si ripropone con forza: stiamo tornando a un clima che legittima, anche solo verbalmente, la violenza verso chi ha il coraggio di esprimere idee diverse? I fatti di Torino – ed altri che si stanno continuando a verificare – sembrano alimentare questa preoccupazione. Un docente che, invece di favorire il dialogo e il rispetto, si abbandona a frasi che sembrano quasi suggerire che “se una ragazza di destra venisse aggredita, in fondo se la sarebbe cercata”.
Le parole di Marascio: “Serve una presa di posizione di tutti”
A intervenire sull’accaduto è stato Raffaele Marascio, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Torino, che ha rilasciato a La Voce del Patriota dichiarazioni particolarmente dure.
“La ragazza coinvolta è una nostra militante, si chiama Beatrice Sala”, ci ha raccontato Marascio. “Le parole rivolte a lei sono gravissime, soprattutto perché pronunciate da un educatore. Un messaggio che non può passare sotto silenzio.” Poi l’appello: “Noi chiediamo che tutte le forze politiche, a livello cittadino e nazionale, prendano posizione su quanto accaduto. Non è accettabile che chi dovrebbe rappresentare un esempio legittimi la cultura della violenza”.
Un richiamo, quello di Marascio, che evidenzia il rischio di doppi standard ideologici: la condanna della violenza, infatti, sembra valere solo quando le vittime appartengono a una certa parte politica (la Sinistra).
Un clima di intolleranza che si ripete
Non è la prima volta che lo Zerboni finisce sotto i riflettori. Lo scorso anno, infatti, un docente dell’istituto era stato ripetutamente aggredito da studenti, mentre pochi giorni fa il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è stato contestato con violenza dai collettivi della sinistra radicale, che hanno tentato di sfondare il cordone delle forze dell’ordine.
Episodi che, messi in fila, delineano un quadro preoccupante: la scuola, anziché essere un, anzi “il”, luogo del confronto e dell’educazione, rischia di diventare terreno fertile per attaccare chi osa portare avanti idee diverse, chi osa mettere in discussione il loro (della Sinistra) “pensiero unico”.
Non è un caso che, come ricordano i militanti di Gioventù Nazionale, negli ultimi mesi siano stati segnalati diversi episodi di violenza verbale e fisica contro i ragazzi di GN, Azione Studentesca e Azione Universitaria.
Una campagna che tocca un nervo scoperto
La campagna di GN Torino contro la cultura maranza sembra aver toccato un nervo scoperto. Lanciata il 9 settembre, mira a sensibilizzare i ragazzi su un fenomeno che mescola violenza, bullismo, abuso di sostanze e degrado sociale.
Il tema è tornato di stretta attualità anche pochi giorni fa, durante la festa nazionale organizzata da Gioventù Nazionale FENIX 2025, dove si è tenuto un panel dal titolo: “Sbarazziamoci della cultura maranza: la vita alternativa della Generazione Z”.
L’iniziativa torinese, dunque, si inserisce in un percorso più ampio e che punta a offrire ai giovani un’alternativa di valori e responsabilità, contro quella spirale di nichilismo che le baby gang rappresentano.
La domanda aperta
Alla luce di quanto accaduto, la riflessione si fa inevitabile: i “cattivi maestri” sono davvero tornati? O forse non se ne sono mai andati del tutto, continuando a trovare spazio tra le cattedre e nelle aule dove si formano le nuove generazioni?
Quel che è certo è che, a Torino, una ragazza di vent’anni che distribuiva volantini per denunciare la violenza si è sentita rispondere (e intimidire) da un docente che, se fosse stata aggredita, in fondo se lo sarebbe meritato. E questo, al di là delle appartenenze politiche, dovrebbe interrogare, ma soprattutto indignare, tutti!