Il Parlamento Europeo ha approvato un accordo interistituzionale con Commissione e Consiglio per rivedere la Direttiva quadro sui rifiuti, che comprende anche i rifiuti tessili e quelli del comparto calzaturiero.
“Si tratta di una direttiva molto sentita nel nostro Paese e, in particolare, in Toscana – spiega l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Francesco Torselli – perché introduce la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), una sorta di tassa che chi immette sul mercato un capo di abbigliamento o un paio di scarpe deve versare per coprire i costi dello smaltimento a fine vita del prodotto. Grazie al lavoro del gruppo dei Conservatori, di cui fa parte Fratelli d’Italia, il Parlamento è riuscito a ottenere modifiche significative alla direttiva”.
In particolare, il termine per il recepimento da parte degli Stati membri passa da 12 a 20 mesi, con ulteriori 10 mesi per l’attuazione: in pratica l’EPR entrerà in vigore non più entro un anno, ma tra due anni e mezzo. Le microaziende – fondamentali per il tessuto produttivo italiano – sono state inizialmente escluse e per loro l’applicazione scatterà con un anno di ritardo e in modo proporzionato. Anche le aziende che commerciano abiti e calzature usate sono state escluse dalla direttiva, in quanto riconosciute come valore aggiunto per l’economia circolare. È stato inoltre previsto che gli Stati membri possano, ma non siano obbligati, introdurre tariffe aggiuntive per i produttori di capi di fast fashion, spesso dannosi per il settore moda. Infine, nel testo è stato inserito il principio che tutte le misure rivolte alle imprese dovranno essere fattibili, realistiche e proporzionate.
“Una direttiva che avrebbe comportato aggravi di spesa per le aziende già dal prossimo anno – conclude Torselli – è stata rinviata di 18 mesi, con l’esclusione delle realtà più piccole e di quelle che lavorano con il mercato dell’usato. Nella scorsa legislatura le imprese erano costantemente sotto attacco in nome dell’ideologia rosso-verde, oggi, grazie anche al peso di Fratelli d’Italia e dei Conservatori, le cose sono cambiate. Quando ci siamo candidati alle elezioni europee del 2024 abbiamo detto che l’Italia avrebbe cambiato l’Europa. Questo risultato dimostra che il buon senso può prevalere sull’ideologia, a tutela delle nostre aziende e del lavoro”.