Tre anni di governo Meloni: la forza del popolo diventa stabilità

Dal 2022 a oggi l’Italia ha ritrovato crescita, lavoro e sicurezza. Fratelli d’Italia non si è logorato al governo: i sondaggi lo danno al 30%, quattro punti in più rispetto alle Politiche. Un caso unico in Europa, riconosciuto persino da Le Figaro

C’è un dato politico che viene prima di tutti gli altri: la destra ha governato senza sbandare, trasformando un mandato popolare in un ciclo di stabilità. In un’Europa spesso paralizzata da esecutivi fragili, l’Italia ha ritrovato una guida che ha scelto e ha tenuto la rotta su tre terreni decisivi: crescita, lavoro, sicurezza dei confini.

Economia e inflazione sotto controllo

Sul fronte economico, i numeri ufficiali raccontano un’Italia che ha retto l’urto delle crisi e ha continuato a crescere, seppur in un contesto europeo rallentato. Secondo l’Istat, nel 2023 il PIL è salito dello 0,9% in volume, mentre nel 2024 è aumentato dello 0,7%. Nel 2025 l’istituto certifica dinamiche deboli ma non recessive, con il secondo trimestre a –0,1% congiunturale e +0,4% tendenziale: la crescita c’è, anche se va difesa e alimentata.

Il dato forse più importante per le famiglie è l’inflazione: dopo il picco europeo del 2022, in Italia si è sgonfiata con rapidità. L’Istat certifica per il 2024 una media HICP all’1,1% (dal 5,9% del 2023). Significa potere d’acquisto meno eroso, salari che non corrono invano dietro ai prezzi, bollette e carrelli sotto controllo. È l’ossigeno che serviva a redditi fissi, pensioni e piccole imprese.

Lavoro e natalità

Il terzo pilastro è il lavoro. La fotografia Istat di fine 2024-inizio 2025 registra il tasso di occupazione al 62,4% e la disoccupazione al 6,1%, con occupati in aumento di +274 mila su base annua a dicembre 2024. Non sono semplici oscillazioni mensili: è una tendenza consolidata che ha visto crescere l’impiego adulto e ridurre il bacino dei senza lavoro. Qui il segnale politico è chiaro: dal taglio del cuneo agli incentivi all’assunzione, si è scelta una linea pro-impresa e pro-occupazione.

Sul terreno demografico la realtà è dura e non si trucca: l’Istat registra nel 2023 379.890 nascite e nel 2024 una ulteriore discesa a circa 370 mila. È la frattura più profonda della Nazione, che nessun governo può rovesciare in un giro di anni. Ma proprio per questo la scelta politica di investire su famiglia e natalità (assegni, detrazioni, congedi, sostegni scuola–lavoro) non è propaganda: è l’unica strategia sensata per non rassegnarsi al declino.

Immigrazione e sicurezza dei confini

Capitolo sicurezza. Con il Decreto-Legge 10 marzo 2023 n. 20 (poi Legge 5 maggio 2023 n. 50, “Cutro”) l’Italia ha stretto le maglie sull’immigrazione irregolare, rimodulato quote d’ingresso per lavoro e alzato gli standard di controllo. Non è uno slogan: è norma vigente.

A questa cornice si è aggiunto l’accordo con l’Albania: il Protocollo Roma 6 novembre 2023, ratificato con Legge 21 febbraio 2024 n. 14, che prevede strutture di gestione a supporto dell’Italia al di fuori del territorio nazionale. È una scelta di politica estera che segna un prima e un dopo: collaborazione operativa, cornice giuridica chiara, responsabilità condivise.

Sul versante mediterraneo, l’Italia ha spinto l’Europa verso intese con i Paesi di origine e transito. L’MoU UE–Tunisia del 16 luglio 2023 ha aperto una piattaforma di cooperazione su cinque pilastri (stabilità macro, commercio-investimenti, energia verde, mobilità, migrazione). È un dossier complesso, ma resta il punto politico: Roma ha rimesso il Mediterraneo al centro dell’agenda europea.

Questa postura esterna trova la sua architettura nel Piano Mattei per l’Africa. Il vertice del 20 giugno 2025 a Roma, co-presieduto da Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, ha incardinato progetti comuni tra Italia, UE e Paesi africani: corridoi energetici e logistici, connettività digitale, agricoltura, formazione. Non solo annunci: una piattaforma per attirare investimenti e creare sviluppo dove nascono flussi e instabilità. È l’Italia che fa l’Italia, non l’Italia che subisce.

Il consenso che cresce

Ma forse il dato più sorprendente di questi tre anni non è solo nei numeri dell’economia o nelle riforme approvate, bensì nel consenso politico. Secondo la Supermedia Agi/Youtrend, a settembre 2025 Fratelli d’Italia si attesta al 30 per cento, in crescita di quattro punti rispetto al 26 per cento delle Politiche del 2022. È un risultato inedito: un partito che, arrivato al governo dopo un exploit elettorale, non solo non si logora ma addirittura cresce nel gradimento popolare. Persino la stampa francese, con Le Figaro, ha riconosciuto a Giorgia Meloni un percorso “senza errori”, capace di mantenere un ampio sostegno in un contesto europeo segnato da governi fragili e maggioranze instabili.

In sintesi: crescita moderata ma reale, inflazione rientrata, più lavoro, regole più serie sull’immigrazione, nuova centralità nel Mediterraneo e consenso rafforzato. È il nucleo del bilancio. Ma questo giornale non si ferma ai numeri: guarda alla direzione. La direzione è quella di una destra di governo che difende sovranità, famiglia, lavoro, sicurezza, dentro l’Occidente e con un rapporto leale con gli Stati Uniti d’America.

Tre anni dopo, il quadro è questo: l’Italia non è un laboratorio ideologico, è una comunità nazionale che pretende ordine alle frontiere, dignità del lavoro, sostegno alla famiglia, politica estera ancorata all’Europa ma capace di iniziativa autonoma nel Mediterraneo allargato. La forza del popolo non si è consumata, si è trasformata in stabilità.

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