Una vittoria schiacciante per il governo di Giorgia Meloni: la Corte di Cassazione ha sancito la piena legittimità dei trattenimenti nei centri per migranti in Albania, rafforzando il protocollo Italia-Albania e ponendo fine a mesi di battaglie giudiziarie. La decisione, accolta con entusiasmo dall’esecutivo, segna un punto di svolta nella gestione dei flussi migratori, consolidando la linea dura del centrodestra contro l’immigrazione irregolare.
La Suprema Corte, accogliendo il ricorso del Ministero dell’Interno e della Questura di Roma, ha stabilito che i centri albanesi, come quello di Gjader, sono equiparabili ai Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) italiani.
La sentenza ribalta una precedente pronuncia della Corte d’Appello di Roma, che aveva annullato il trattenimento di un migrante marocchino in Albania, sollevando dubbi sulla compatibilità dell’accordo con il diritto europeo. Secondo la Cassazione, il protocollo siglato tra Meloni e il premier albanese Edi Rama è pienamente conforme alla normativa, garantendo una gestione ordinata e sicura dei migranti in attesa di rimpatrio.
Come riportato da Libero Quotidiano e Il Giornale, la Corte d’Appello di Roma si è già adeguata al verdetto, convalidando il 8 e 9 maggio i trattenimenti di migranti a Gjader. Questo rapido allineamento dimostra l’impatto immediato della decisione, che chiude la porta a interpretazioni giudiziarie ostili alla linea del governo.
Meloni: “Un quarto dei migranti rimpatriato entro il weekend”
Il premier Meloni non ha nascosto la soddisfazione, annunciando che il 25% dei migranti detenuti in Albania sarà rimpatriato entro il fine settimana. Un segnale chiaro: l’Italia non solo mantiene le promesse, ma accelera nella lotta all’immigrazione clandestina. “Questa sentenza dimostra che la nostra visione è giusta e praticabile”, ha dichiarato Meloni, citata da Secolo d’Italia. L’obiettivo è chiaro: trasformare l’Albania in un hub strategico per la gestione dei flussi, alleggerendo la pressione sui confini italiani e scoraggiando i viaggi della speranza.
Una battaglia lunga e complessa
La strada verso questa vittoria non è stata priva di ostacoli. Come riportato da Il Messaggero, nei mesi scorsi numerosi giudici hanno contestato l’accordo, definendo i trattenimenti in Albania incompatibili con il diritto europeo. A gennaio 2025, una sentenza della Corte d’Appello aveva bloccato le detenzioni, sollevando questioni sulla lista dei “paesi sicuri” e rimandando la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), il cui parere è atteso per la primavera. Tuttavia, la Cassazione ha messo un punto fermo, almeno sul piano nazionale, dando al governo il via libera per procedere.
Pur celebrando il trionfo, non si può ignorare il contesto critico. La sentenza della Cassazione non chiude il dibattito europeo: la CGUE potrebbe ancora ridimensionare il modello Italia-Albania, imponendo vincoli che complicherebbero i piani di Meloni. Inoltre, le opposizioni continuano a criticare l’esternalizzazione della gestione migratoria, accusando il governo di aggirare i diritti fondamentali dei migranti. Tuttavia, i fatti parlano chiaro: il protocollo funziona, i rimpatri aumentano e l’Italia dimostra di poter innovare in un campo dove l’Europa fatica a trovare soluzioni comuni.
La decisione della Cassazione è più di una vittoria legale: è la prova che il governo Meloni sa tradurre le promesse elettorali in azioni concrete. In un’epoca di sfide migratorie senza precedenti, l’Italia alza la testa, dimostrando che sovranità e pragmatismo possono andare di pari passo. La Voce del Patriota saluta questo risultato, ma resta vigile: la battaglia per il controllo dei confini è tutt’altro che finita.