Trova una conclusione la strage di Bourke Street

Era il 20 gennaio del 2017 quando una grossa auto marrone lanciata a tutta velocità cominciò a falciare tutti i pedoni che incrociava lungo la via, Bourke Street, un’arteria molto trafficata e piena di negozi a Melbourne. Alla fine, quando la polizia riuscì speronando l’auto a fermare quella folle corsa, il numero delle vittime era di 6 morti e 33 feriti. Tutti in quei momenti erano convinti che si trattasse di un attentato terroristico visto il clima anche e soprattutto a livello internazionale, ma ben presto si scoprì che il terrorismo non c’entrava nulla, e che si trattava di un atto di ordinaria follia, perpetrato da un giovane uomo che da anni si faceva notare per intemperanze e reati di tutti i tipi, senza che nessuno si prendesse la briga di fermarlo definitivamente, a parte quando è stato troppo tardi.
A compiere il massacro, si scoprirà poco dopo, è stato James “Jimmy” Gargasoulas, 26 anni, una storia di violenze, uso di droga, problemi psicologici. Nel momento in cui ha agito, in realtà avrebbe dovuto essere in galera per violenze familiari e furto di un auto, ma una cauzione l’ha salvato e lui era in giro a fare danno, cosa che gli riusciva meglio di tutte le altre. James “Jimmy” Gargasoulas è l’esatta dimostrazione di come un atteggiamento troppo garantista, disponibile e buonista può creare danni immensi, pagati da innocenti.
Nel caso di James Gargasoulas cominciamo col dire che sia lui che suo fratello Angelo avevano avuto un’infanzia difficile con un padre violento, nella città mineraria di Coober Pedy, dove l’uomo lavorava in una miniera di opali. I ragazzini, erano per buona parte della giornata abbandonati a se stessi, mentre nelle ore scolastiche frequentavano una classe differenziale che si rivolgeva proprio ai ragazzi difficili come loro, creando di fatto una sorta di ulteriore ghetto.
Nel momento in cui si è trasferito a Melbourne alla fine del 2016, Gargasoulas ha registrato un record criminale: 20 pagine di reati tra cui la guida pericolosa, condotta sconsiderata e spericolata cha ha provocato lesioni, oltre ad aggressione verso dei poliziotti e della sua guardia di custodia.
Addirittura, quel 31 ottobre comincia con Gargasoulas che aggredisce la sua ragazza incinta di 19 settimane perché si dice convinto che lei lo voglia lasciare. Inutile le proteste della poveretta, che rimedia anche parecchi tagli sul viso fatti col pugnale di lui. Angelo tenta di avvertire la polizia delle condizioni in cui si trova il fratello, spiega che James gli ha sparato contro un colpo di pistola senza prenderlo, che poi ha gettato un ferro da stiro dal finestrino di un taxi contro dei passanti. “Dovete fermarlo, dovete prenderlo, è pericoloso e spietato”, dice agli agenti che, per altro, sei giorni prima erano stati anche chiamati dalla madre di James, perché il figlio l’ aveva minacciata con un coltello. In quella circostanza, Gargasoulas era stato fermato, arresto e gli erano stati contestati 23 reati diversi. Poi la decisione fatale di concedergli la libertà dietro cauzione. E qui c’è da fare un inciso. Lo stato di Victoria è uno dei pochi al mondo che, dopo il normale orario di lavoro, fa decidere sulle questioni di cauzione a cittadini volontari che possono anche non avere nessuna qualifica giuridica. Così, a decidere per James è stato un insegnante su parere sfavorevole della polizia. Il resto è storia. Dopo pochi giorni, tutti costellati di malefatte di vario tipo, James ruba un’auto e comincia ad investire i passanti di Bourke Street come fossero birilli. Sei morti. Il neonato di tre mesi Zachary Bryant e una bambina di 10 anni, Thalia Makin. Muoiono anche Jess Mudie, 22 anni, Yosuke Kanno, 25 anni, Bhavita Patel, 33 anni, e Matthew Si, 33 anni. 33 sono anche i feriti, di cui alcuni molto gravi.
Il processo è stato lungo malgrado l’evidenza dei fatti perché si è basato tutto sulla capacità di intendere e volere del reo, che ha anche rischiato di farla franca. Alla fine, gli è stata diagnosticata la schizofrenia, ma questa non lo ha salvato dalla condanna all’ergastolo con il diritto di libertà condizionale tra 46 anni. Per i parenti delle vittime, la condanna non è apparsa abbastanza dura. Un gruppo di loro ha rilasciato una dichiarazione: “Non ci sono scuse per l’omicidio. Se sei un pericolo per la società, non ti dovrebbe mai essere permesso di tornare libero. La sentenza non è stata abbastanza severa.”

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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