Trump vuole cancellare la norma Obama sui gas serra. Lo faccia al più presto!

L’agenzia per l’ambiente americana, (EPA), ha proposto di abrogare la sentenza del 2009 del governo federale, promossa dalla presidenza di Barack Obama e relativa ai pericoli o presunti tali delle emissioni. Nel 2009 vennero stabiliti due principi, ovvero, la correlazione fra gravi rischi per la salute e il benessere pubblico e l’anidride carbonica e altri gas serra. Poi, la minaccia rappresentata dalle emissioni delle automobili.

L’EPA si è resa conto che non vi siano informazioni sufficienti ed affidabili per sostenere che le emissioni di gas serra, soprattutto dei nuovi veicoli a motore negli USA, contribuiscano a mettere in pericolo la salute e il benessere pubblico sotto forma di cambiamento climatico. Per il direttore dell’agenzia Lee Zeldin la sentenza voluta da Obama non è altro che il “Santo Graal della religione del cambiamento climatico”, e si è detto entusiasta di porvi fine.

Il segretario all’Energia dell’Amministrazione Trump, Chris Wright, ha sottolineato di aver chiesto a cinque scienziati, che non si sono mai lasciati ammaliare dalla ideologia del climate change, una valutazione onesta, credibile, basata su dati e fatti, circa la possibilità di cancellare la norma del 2009. E’ chiaro che questa importante e significativa svolta abbia l’imprimatur del presidente Donald Trump, il quale ha sempre avversato l’ambientalismo trasformato in ideologia, e mosso da interessi non solo bucolici, che è diventato una bandiera per i democratici d’oltreoceano, almeno dagli anni dell’ex vicepresidente USA Al Gore a quelli di Obama e Joe Biden. Ci auguriamo che il proposito espresso dall’EPA sia presto tradotto in realtà perché così è possibile fermare il dogma, di questo si tratta, imposto da determinate èlite, secondo il quale i cambiamenti climatici sarebbero causati soltanto dall’uomo.

E’ un’interpretazione manichea spacciata per verità assoluta negli ultimi decenni, che non trova concordi nemmeno tutti gli scienziati del pianeta, anche se quegli uomini di scienza che provano a contraddire le semplificazioni green vengono spesso messi a tacere con l’accusa di negazionismo da un coro prepotente ed asfissiante di addetti al pensiero unico.

Il clima è in continua mutazione e il mondo è passato da ere glaciali a desertificazioni ben prima dell’industrializzazione e della invenzione delle automobili. Pochi, con diversi utili idioti al seguito, hanno ordinato di pensare che il clima cambi e rovini la salute di tutti noi a causa dell’opera umana, dei gas serra, delle industrie e delle auto in circolazione, e guai a cercare di confutare tale versione. Ma non c’è, in tutto questo, una genuina intenzione di proteggere il mondo, bensì, dietro al catastrofismo pompato mediaticamente si celano interessi economici, che non sono più nobili di quelli legati allo sfruttamento dei combustibili fossili.

Per esempio, si vuole criminalizzare a tutti i costi i motori termici delle auto, sebbene i veicoli attuali a benzina e diesel soddisfino ampi requisiti anti-inquinamento, ammesso e non concesso che le motorizzazioni a gasolio del passato fossero davvero cancerogene, al fine di aprire le porte ad una mobilità solo elettrica, favorendo in tal modo il maggiore produttore mondiale di batterie, cioè, la Cina. Se ci pensiamo un attimo, i principali fautori di una globalizzazione economica che ha ingrassato a dismisura il Dragone, sono stati proprio i democratici americani, aiutati da settori europei. Sembra, e meno male, che il tentativo di costringere le masse all’auto elettrica stia piano piano fallendo, e senz’altro, l’inversione di rotta che si sta concretizzando negli Stati Uniti grazie a Donald Trump può fare tornare alla ragione tutto l’Occidente.

L’abrogazione della sentenza USA sui gas serra deve convincere anche l’Europa a rivedere in maniera radicale il Green Deal suicida. La Commissione UE, guidata da Ursula von der Leyen, inizia a smussare alcuni dei contenuti più folli della cosiddetta transizione ecologica, ma la lentezza del ravvedimento è ancora troppa e invece bisogna correre per rimettere in sesto le cose con la previsione di una coesistenza di più soluzioni, (nucleare, biocarburanti e non solo le batterie cinesi), che costituisce l’unico mezzo per non arrecare ulteriori danni all’industria europea, automobilistica e non, già piuttosto destabilizzata dalle parole d’ordine del Green Deal usate sin qui.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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