Trumpisti o Muskisti, comunque “Fascisti”: Presentazione e confronto sul nuovo libro di Daniele Capezzone

Un dibattito senza sconti tra Capezzone, Parenzo e Filini: odio politico, doppio standard di responsabilità e libertà di pensiero al centro della discussione

Ad aprire l’incontro è Piergiovanni Canto (Azione Universitaria), che introduce così il nuovo libro di Daniele Capezzone, Trumpisti o Muskisti, comunque “Fascisti”: “Non è un semplice saggio, ma una critica frontale al modo in cui la sinistra – in Italia, in Europa e negli Stati Uniti – costruisce la propria identità politica: non con idee e proposte, ma con la demonizzazione sistematica dell’avversario”.

Ricorda un episodio vissuto in prima persona con l’autore: “Odio come strumento politico. Io stesso ho visto con i miei occhi cosa significa. Quando insieme a Daniele Capezzone, i ragazzi di Azione Universitaria sono stati aggrediti e cacciati dall’università.”

Poi l’affondo alla Sinistra: “La libertà non si difende con l’odio, ma con il coraggioE qui, oggi, lo dichiariamo con orgoglio: noi di Gioventù Nazionale e di Azione Universitaria, non ci tireremo mai indietro. Difenderemo le nostre idee in ogni aula, in ogni facoltà, in ogni centimetro di ogni Ateneo.” Standing Ovation.

Sul palco salgono David Parenzo, accolto dai cori “TIGRE, TIGRE, TIGRE”, e Daniele Capezzone, salutato dagli applausi della platea. A moderare l’incontro è Michele Schiavi (Gioventù Nazionale).

Schiavi, prendendo spunto dall’ovazione ricevuta, subito punzecchia Parenzo: “Alle feste di sinistra ricevi tutti questi applausi?”. Parenzo replica con goliardia: “Ho visto che è venuto anche Travaglio qui… mica era seduto su questa sedia?”, per poi alzarsi e mimare il celebre gesto di Berlusconi che nel 2002 pulì la sedia dopo un intervento di Travaglio. E aggiunge: “Alla Festa dell’Unità quest’anno non mi hanno nemmeno invitato”.

Capezzone: “Un clima d’odio costruito da anni

Capezzone entra nel vivo: “Non potevo immaginare che il libro uscisse sei giorni dopo l’uccisione di Charlie Kirk. Era però prevedibile: è il frutto di anni di demonizzazione. Un sistema mediatico che individua i bersagli, li isola, e crea il terreno per chi applaude (e prova a dare giustificazioni) persino davanti a un assassinio”.

Il libro in copertina mostra Milei, Musk, Trump e Netanyahu: per la sinistra, osserva Capezzone, leader diversissimi ma tutti etichettati con lo stesso marchio: “FASCISTI”.

Parenzo: “Capezzone lancia una sfida anche alla destra

Parenzo sorprende la platea: “Il libro l’ho letto ed è interessante. Non è un’agiografia dei leader in copertina, ma una sfida anche alla dirigenza della destra”. Poi, scherzando, si paragona a Italo Bocchino: “Bocchino viene sempre a La7, oggi io sono il vostro Italo”. Schiavi coglie la battuta e lo incalza: “Quindi confermi che La7 è un luogo di sinistra?”.

Il giornalista poi, avendo notato la mostra dedicata a Sergio Ramelli, ne difende la memoria: “È un martire. Punto. Non un martire ‘di destra’”. 

Ma avverte, richiamando all’intervento di Odifreddi (fatto perlopiù durante la trasmissione da lui condotta). Afferma di far attenzione alle parole utilizzate e che non si può per ogni dichiarazione (precisa, sbagliatissima in questo caso) richiamare al “clima d’odio”, perché perderebbe di significato. 

Filini: “Oggi l’odio (di sinistra) cresce nelle università

L’on. Francesco Filini (FdI) si concentra sul mondo accademico: “Non possiamo paragonare l’oggi agli anni di piombo, ma allora come oggi i ragazzi di destra venivano cacciati dagli atenei. Perché non esiste un militante di GN o AU che impedisce agli altri di parlare, mentre a sinistra sì?”.

E mette in guardia: “Quando vedo fantocci del Presidente del Consiglio bruciati e, soprattutto, quando noto il silenzio della sinistra davanti a questi scempi, mi preoccupo”.

Capezzone si accoda: “C’è un involuzione: il problema è il ripetersi delle affermazioni, come quelle di Odifreddi e Saviano sull’assassinio di Charlie Kirk, che fanno accrescere il clima d’odio..

Egemonia culturale e doppi standard

Parenzo ribatte: “Oggi il mainstream è a destra. Una volta la destra era esclusa, c’era una conventio ad excludendum. L’alternanza inizia nel ’94 con Berlusconi. La prova è che oggi Giorgia Meloni governa ed è prima nei sondaggi”.

Capezzone replica duramente: “Ma ci prendi per il cu…o? Io accendo la tv e vedo PD1, PD2, PD3… e pure Sky(PD)24!”.

Filini in parte dà ragione a Parenzo: “È vero, non c’è più un’egemonia culturale di sinistra, ma perché la sinistra non ha più idee né proposte”.

Capezzone rincara: “C’è un doppio standard: all’insediamento del governo Meloni i gufi parlavano di declassamento imminente. Ora che la Francia di Macron è stata retrocessa da Fitch, e l’Italia invece è stata valutata positivamente, dove sono finiti?”.

Israele, Hamas e la politica estera del governo Meloni

Il tema si sposta sulla politica internazionale. Filini ricorda la riforma della giustizia osteggiata dalle opposizioni: “Le opposizioni in aula, quando abbiamo approvato la riforma della giustizia in 3 lettura hanno fatto bagarre, poiché secondo loro il governo non poteva applaudire. Dopo, le opposizioni su cosa sono intervenute? Sulla riforma? Assolutamente no, hanno parlato di Gaza. Ma che c’entra Gaza con la riforma della giustizia? A loro non interessa Gaza, provano solo a colpire il governo, in maniera indecente”.

E poi ancora sulla questione: “Il problema è Hamas”. “Quando utilizzano il termine sionista in modo dispreggiativo devono fare attenzione. Diventerebbero “anti-sionisti” e quindi dovrebbero negare l’esistenza di Israele.” 

Parenzo concorda, definendosi da sempre “sionista”, e riconosce al governo Meloni e al ministro Tajani una gestione corretta dei dossier internazionali: “Supportare Israele significa supportare l’unica democrazia in Medio-Oriente, NON condividerne tutte le azioni. E lo ha dimostrato il governo condannando le ultime azioni intraprese dal governo Netanyahu.”

3 domande per i 3 ospiti e la conclusione

Il moderatore, Michele Schiavi, lancia tre domande rapide:

  1. Capezzone: “Chi è il più fascista di tutti secondo la sinistra?” – “Musk. Ricorderete quando hanno scambiato perfino un suo saluto per quello nazista”.
  2. Parenzo: “Chi voterebbe un moderato di sinistra come te?” – “Moderato io? Oggi le leadership del centrosinistra sono fluide”.
  3. Filini: “La generazione Atreju ha vinto. Cosa consiglia alla generazione Fenix? – ”Nessuno di noi immaginava questo percorso. È stata la passione a motivarci. Continuate a coltivarla”.

Tra ironia e scontri dialettici, la presentazione del libro di Capezzone ha messo in luce come oggi il vero terreno dello scontro politico non sia più quello delle idee, ma la scorciatoia dell’etichetta: dare del “FASCISTA” per silenziare l’avversario.

A Fenix è stato ribadito un messaggio forte: la libertà non si difende con l’odio, ma con il coraggio del confronto, con la passione delle idee, con la forza della comunità. La generazione di Atreju ha tracciato il solco, quella di Fenix ha il compito di percorrerlo con ancora più determinazione, senza filtri e senza paure.

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Michele Intartaglia
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia, classe 2004, originario di Procida. Studente di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli.

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