“Alcuni esponenti della sinistra hanno recentemente attribuito l’eventuale calo di presenze sulle spiagge italiane al governo, accusato di non aver ancora avviato le gare per le concessioni balneari, previste entro il 30 settembre 2027. Un’accusa che rivela una profonda incomprensione delle dinamiche economiche, della concorrenza e dell’imprenditorialità. Anche nell’ipotesi in cui tutte le concessioni venissero riassegnate domani, il quadro generale resterebbe pressoché invariato: a gestori uscenti ne subentrerebbero altri, ma il numero complessivo delle attività non cambierebbe. Di conseguenza, non si registrerebbe alcun incremento della concorrenza, né vi sarebbero motivi concreti per una riduzione dei prezzi. Al contrario, è plausibile che i nuovi concessionari trasferiscano sui clienti i costi degli investimenti iniziali. Alcune proposte provenienti dalla stessa area politica come la riduzione del numero di concessioni per ampliare le spiagge libere appaiono legittime sul piano ideologico, ma del tutto inefficaci rispetto all’obiettivo di contenere i prezzi. Una diminuzione dell’offerta, infatti, non farebbe che accentuare il problema. Si assiste così all’ennesima dimostrazione di incoerenza: si invoca più concorrenza, ma si propone meno offerta; si chiede più spazi liberi, ma si ignora l’impatto sui servizi; si pretende più turismo, ma si ostacola chi investe e lavora. Ogni pretesto diventa buono per attaccare il governo, anche a costo di sostenere tesi prive di fondamento economico e logico. È il riflesso di una politica che privilegia la polemica rispetto alla proposta, e che si candida a governare il Paese senza una visione credibile né soluzioni concrete”.
Lo dichiara il vice responsabile nazionale del Dipartimento Imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia, Lino Ricchiuti.