Dopo l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, seguito dal vertice del presidente americano con i leader europei al fianco di Volodymyr Zelensky, lo scenario della guerra in Ucraina sembra entrare in una nuova fase. Sul terreno i combattimenti non accennano a diminuire, ma la diplomazia si muove con intensità crescente. A emergere è però un contrasto evidente: da una parte il protagonismo americano, capace di dettare i tempi e le condizioni del confronto; dall’altra un’Unione Europea che, ancora una volta, mostra divisioni e fragilità interne.
La guerra che non si ferma
Sul piano militare, la situazione resta sostanzialmente bloccata, ma con sviluppi rilevanti. Le autorità di Kiev, nella giornata di ieri, hanno confermato la presenza russa nella regione di Dnipropetrovsk segno che Mosca continua a spingere in profondità oltre il fronte consolidato. L’obiettivo resta quello di logorare l’Ucraina, colpendo anche infrastrutture energetiche e nodi logistici vitali, portando questa guerra in un conflitto di attrito, dove ogni giorno ha un costo altissimo in termini di vite, risorse e stabilità.
Trump e la leva delle sanzioni
Dal fronte diplomatico, Trump ha ribadito la sua linea: nessun impegno diretto di truppe americane, ma la disponibilità a imporre “sanzioni molto serie” nei confronti della Russia in caso di mancati progressi. Una strategia che combina fermezza e pragmatismo, affidandosi alla pressione economica e diplomatica per riportare Mosca al tavolo dei negoziati.
In parallelo, Washington ha confermato un rafforzamento nel supporto tecnico e di intelligence, lasciando agli europei la responsabilità di assumere un ruolo più marcato sul terreno. È un approccio calibrato che consolida il primato americano, senza però esporre direttamente gli Stati Uniti al rischio di escalation militare.
Meloni e il peso dell’Italia
In questo contesto ha fatto notizia anche il ruolo della premier italiana. Giorgia Meloni, che da tempo insiste sulla necessità di rafforzare le garanzie di sicurezza a favore di Kiev, ha rilanciato l’idea di evocare l’articolo 5 della NATO come strumento politico-diplomatico di deterrenza. Non si tratta di un’applicazione formale, ma di un messaggio: l’aggressione russa non può restare senza una risposta collettiva: questa impostazione è stata ripresa nel corso del meeting tra Trump e i leader europei insieme a Zelensky. Un riconoscimento indiretto del fatto che l’Italia non è spettatrice passiva, ma riesce a portare sul tavolo internazionale proposte capaci di orientare il dibattito.
L’Europa in ordine sparso
Se l’Italia ha mostrato una posizione chiara e propositiva, l’Unione nel suo complesso continua a soffrire le proprie divisioni. La recente lite a distanza tra Emmanuel Macron e Matteo Salvini ha dimostrato come il continente resti frammentato: da un lato chi vuole giocare la carta di un protagonismo nazionale, dall’altro chi denuncia l’inefficacia di una strategia comune che tarda a concretizzarsi.
L’Unione Europa, così, rischia ancora una volta di apparire come un’entità debole, costretta a inseguire i protagonisti veri dello scenario globale.
Una lezione di geopolitica
La crisi ucraina insegna che sono gli Stati, più delle istituzioni, a dettare la linea. Gli Stati Uniti di Trump fissano tempi e condizioni, la Russia di Putin prosegue la sua strategia militare, la Cina – che strizza l’occhio a Mosca – osserva in attesa di capitalizzare. L’Unione Europea, invece, rimane prigioniera delle proprie contraddizioni interne.
In questo quadro, il protagonismo italiano acquista un peso maggiore, mostrando compattezza nazionale e capacità di incidere sui grandi tavoli internazionali è l’unico modo per evitare che l’Europa resti una comparsa nello scacchiere globale.
Gli incontri di Trump con Putin, e poi con i leader europei e Zelensky, hanno chiarito i rapporti di forza: Washington al centro, Mosca in campo, Bruxelles divisa. Ma in mezzo a questa fragilità continentale, l’Italia ha saputo distinguersi, portando un’idea forte e riuscendo a farla recepire. Un segnale che, se coltivato, può restituire all’Italia un ruolo di primo piano nelle dinamiche internazionali.