Ucraina e armi, Meloni sferza la sinistra: “La demagogia non mi interessa”

Meloni traccia la rotta italiana in vista del prossimo Consiglio europeo

Giorgia Meloni ha fatto sapere al Parlamento e ai cittadini quale sarà la posizione dell’Italia nel prossimo Consiglio europeo. Il 20 e il 21 marzo, infatti, si terrà la riunione dei capi di Stato e di governo dei Paesi membri della Ue, una delle più complicate di sempre, che sarà chiamata a far dei passi in avanti su questioni nevralgiche, come la guerra in Ucraina, gli armamenti, i dazi. E la posizione italiana, esposta dal Presidente del Consiglio poco fa in Senato, è stata chiara: fare gli interessi dell’Italia.

Ucraina, Meloni ribadisce: “No soldati italiani a Kiev”

A partire dal tema dell’Ucraina, su cui Meloni ha ribadito la sua netta vicinanza a Kiev, secondo una scelta coerente portata avanti da anni: “Questo impegno lo rivendichiamo davanti al mondo, con orgoglio e determinazione. L’Italia si è dimostrata una Nazione solida e credibile, che ha una posizione chiara, e che rivendica il suo spazio sullo scenario globale. Una Nazione che rispetta i propri impegni internazionali, a pieno titolo protagonista in Europa e in Occidente, e per questo anche una Nazione il cui parere conta”. Per Meloni, “se l’Italia, insieme ai suoi partner europei e occidentali, avesse ascoltato i molti che, anche in quest’Aula, fin dai primissimi giorni dell’invasione, esortavano ad abbandonare al proprio destino l’Ucraina, perché “tanto non c’era modo di opporsi all’armata russa”, oggi non avremmo alcuno spiraglio di pace. Avremmo solo assistito, colpevoli, all’invasione di uno Stato sovrano da parte di una autocrazia. Avremmo gli Stati dell’Europa orientale minacciati da possibili invasioni, e con loro tutto il Continente in pericolo”. Per fortuna le cose “non sono andate così”, e se la Russia ha faticato a occupare, ancora oggi con difficoltà, le terre dichiarate annesse da Putin, è anche grazie all’impegno italiano ed europeo.

In tale contesto, allora, la premier ha salutato “positivamente questa nuova fase e sosteniamo gli sforzi del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in questo senso”. Anche perché “non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l’Europa e gli Stati Uniti”: “Chi ripete ossessivamente che l’Italia dovrebbe scegliere tra Europa e USA lo fa strumentalmente, per ragioni di polemica domestica o perché non si è accorto che la campagna elettorale americana è finita, dando a Donald Trump – piaccia o no – il mandato di governare e di conseguenza ai partner occidentali di fare i conti con questa America”. E qui arriva il ruolo dell’Italia, che superando strumentalizzazioni (un invito rivolto dalla premier a chi fa battaglia politica su tali argomenti), dovrà fare la sua parte: “Il ruolo dell’Italia non è quello di seguire acriticamente i partner europei piuttosto che statunitensi, ma al contrario quello di offrire il suo franco punto di vista e se necessario segnalare anche il suo dissenso, perché la posta in gioco è troppo alta”. Ed ecco allora le proposte italiane: no netto a soldati italiani o europei al confine tra Russia e Ucraina e apertura dell’articolo 5 del Trattato Nato a Kiev: “Se non è nelle intenzioni di Mosca procedere in futuro a una nuova invasione, quale sarebbe il motivo di un’opposizione a garanzie di sicurezza solo difensive?”.

Armamenti, Meloni: “Senza sicurezza non c’è libertà”

C’è poi il tema degli armamenti. Meloni si è detta contraria alla dicitura ReArm Europe, reputata “fuorviante”. E questo perché, ferma restando l’importanza di rafforzare le capacità difensive, questo “non significa banalmente acquistare armamenti”. In primis perché verrebbero prodotti da noi, rinvigorendo il nostro sistema produttivo, ma anche perché significa rafforzare non solo la difesa meramente bellica, ma anche quelle di tante altre materie che oggigiorno si intersecano in quelle che vengono definitive “guerre ibride”: “Senza questo approccio a 360 gradi non c’è difesa, senza difesa non c’è sicurezza e senza sicurezza non c’è libertà, perché senza sicurezza non possiamo proteggere l’Italia, le sue imprese e i suoi cittadini”, ha spiegato Giorgia Meloni. E sui possibili finanziamenti, la premier ha precisato la strategia italiana, non mancando di punzecchiare le opposizioni: “L’Italia si è opposta con fermezza alla possibilità che una quota dei fondi di coesione, risorse per noi fondamentali, venisse automaticamente spostata sulla difesa”; una battaglia che “abbiamo vinto”. Ha chiarito che non verranno tagliati servizi ai cittadini, ricorrendo a deficit aggiuntivo, su cui bisognerà ancora ragionare. “Lascio quindi volentieri ad altri, in quest’aula e fuori, quella grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in sicurezza equivale a tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare. Non è, ovviamente, così, e chi lo sostiene è perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini, perché maggiori risorse per la sanità, la scuola o il welfare non ci sono, attualmente, non perché spendiamo i soldi sulla difesa, ma perché centinaia di miliardi sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo a creare consenso facile”. Poi la sferzata, netta: “La demagogia non mi interessa”. Perché, le opzioni sono sostanzialmente due: “O demandi la tua sicurezza ad altri, e gli altri decidono per te, o impari a difenderti da solo e decidi tu”.

“Dazi? Ci sia rispetto tra Usa e Ue. Italia apripista nel contrasto agli irregolari”

Ma ancora tanti altri sono i temi trattati. Come i dazi, che non saranno formalmente nell’ordine del giorno del Consiglio: “Credo che le energie dell’Italia debbano essere spese alla ricerca di soluzioni di buon senso tra Stati Uniti ed Europa, dettate più dalla logica che dall’istinto, in una ottica di reciproco rispetto e di convenienza economica”. Poi l’immigrazione, con Meloni che plaude all’iniziativa europea di un nuovo regolamento sulla scia di quanto fatto dall’Italia, a difesa dei confini e contro i trafficanti: “Al di là della propaganda, è chiaro a tutti che se nella nuova proposta di Regolamento si propone di creare centri per i rimpatri in Paesi terzi, è grazie al coraggio dell’Italia che anche su questo ha fatto da apripista”, ha rivendicato. La guerra in Medio Oriente: “Seguiamo con grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza, notizia delle ultime ore, che mette a repentaglio gli obiettivi ai quali lavoriamo: il rilascio degli ostaggi, di tutti gli ostaggi, e una fine permanente delle ostilità, così come il ripristino di una piena assistenza umanitaria nella Striscia”. E ancora energia e competitività: “Intendiamo impedire che” il Clear Industrial Deal, il nuovo piano industriale europeo su cui c’è stata l’apertura del governo, “si trasformi in un nuovo Green Deal con un nome diverso”.

Come detto, tantissimi temi. Ma l’Italia è più che determinata a fare la sua parte: “Sono scelte difficili, colleghi, certo. Ma è il nostro lavoro – ha detto Meloni all’Aula –. Mettere il destino degli italiani prima del nostro, la coscienza prima dei sondaggi, ciò che è necessario prima di ciò che è conveniente”. E citando Pericle ha concluso: “‘La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio’”. Metteremo tutto il coraggio che serve, perché ai nostri figli domani non manchino la libertà e la felicità”.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati