Ue, arriva il Clean Industrial Deal. FdI: “Non sia Green Deal cambiato di nome”

Sempre più Paesi europei si sono ribellati al Green Deal, il piano diabolico dell’ex commissario Frans Timmermans e sostenuto così tanto dalla Commissione europea dell’epoca da arrivare a sovvenzionare lobby e associazioni al fine di inculcare nella testa di elettori e addetti ai lavori che quel piano era cosa buona. Il tempo ha svelato che sono stati più gli effetti negativi che quelli positivi e l’Europa ha perso ancora più terreno e competitività rispetto alle altre potenze mondiali. E se il governo italiano di Giorgia Meloni è stato tra i primi a ribellarsi, alla fine si sono uniti alle proteste anche i francesi e i tedeschi, che all’inizio erano i maggiori sostenitori delle derive green. Segnale inequivocabile che quel progetto ha fallito.

Ieri ne è stato presentato un altro. È il Clean industrial Deal che, da come viene descritto sul sito della Commissione europea, sembra anche essere un passo in avanti rispetto al passato, con un occhio di riguardo alla produttività delle industrie, le maggiori penalizzate dalle vessazioni green imposte dall’alto. “Di fronte agli elevati costi energetici e alla feroce concorrenza globale, le industrie europee hanno bisogno di un sostegno urgente. Il Clean Industrial Deal delinea azioni concrete per trasformare la decarbonizzazione in un motore di crescita per le industrie europee. Ciò include l’abbassamento dei prezzi dell’energia, la creazione di posti di lavoro di qualità e le giuste condizioni affinché le aziende prosperino”.

FdI: “No a nuovo Green Deal, altrimenti il l’Europarlamento si farà sentire”

Sembra quindi che qualcosa si stia lentamente muovendo in Europa: “Il documento sul Clean Industrial Deal, presentato oggi, può rafforzare il sistema produttivo europeo” ha infatti dichiarato Antonella Sberna, vicepresidente del Parlamento Europeo ed eurodeputata di Fratelli d’Italia. “Ora – ha aggiunto Sberna – guardiamo ad azioni pragmatiche su tecnologia e sostegno alle imprese, poiché affrontano il peso di una concorrenza estera che esporta prodotti realizzati senza rispettare gli stessi standard richiesti alle aziende europee”. C’era bisogno, in pratica, di un segnale per le aziende comunitarie, che si ritrovano a sopperire davanti alla forza di una concorrenza spietata dei Paesi esteri. Una condizione in cui si sono ritrovati anche gli agricoltori, che hanno fin da subito denunciato lo stato pessimo del loro comparto. “È pertanto utile – ha aggiunto Sberna, componente della commissione per lo sviluppo regionale (REGI) – sostenere misure commerciali efficaci o il risultato sarà la deindustrializzazione dell’Europa e la perdita di posti di lavoro qualificati. Dobbiamo riportare le filiere strategiche in Europa, valorizzando il nostro know-how industriale e investendo in ricerca e innovazione”.

Auspica concretezza anche Carlo Fidanza, capo-delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo nonché vice-presidente di Ecr, il gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei: “Il Clean Industrial Deal presentato oggi ha certamente il pregio di affrontare le sfide della sostenibilità e della competitività dal punto di vista industriale. Di fronte alla mole di provvedimenti previsti ci auguriamo che il cambio di passo non sia soltanto nel lessico ma anche nelle misure concrete. Sburocratizzazione delle procedure, reciprocità con i produttori extra-Ue, strumenti fiscali equi e accessibili a tutti gli Stati membri, sicurezza energetica, neutralità tecnologica e non solo elettrificazione. Sono queste le soluzioni concrete per lasciarci alle spalle la buia stagione dell’ ambientalismo ideologico dello scorso mandato”. Poi il monito: “Se invece qualcuno, nella Commissione e tra i suoi burocrati, pensa a questo nuovo piano come a un Green Deal cambiato di nome se la vedrà con un Parlamento pronto a far valere il peso del mandato popolare ricevuto lo scorso giugno”.

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