Oggi, è stato depositato l’appello che potrebbe evitare l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti d’America, da parte della sua difesa.
Il fondatore di WikiLeaks è indagato per aver pubblicato file segreti dell’esercito americano, che inchioderebbero gli USA sui crimini di guerra commessi nel cortile mediorientale durante la guerra in Iraq, oltre a svariate fonti che coinvolgono anche il conflitto in Afghanistan.
Il suo avvocato, Edward Fitzgerald, ha fatto presente che Assange non si trovasse in aula per l’udienza del giorno per motivi correlati alla sua salute.
Tra oggi e domani, le due udienze presso l’Alta Corte di Londra stabiliranno se l’estradizione possa essere definitivamente applicata nei confronti del cittadino australiano, oppure no.
Julian Assange è attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza a Belmarsh, nel settore est di Londra, dall’anno 2019.
La moglie, Stella, ha richiesto alla Corte europea dei diritti dell’uomo di non permettere la sua estradizione, in quanto potrebbe morire se spedito negli USA.
Molti in questi anni sono stati gli appelli per la sua liberazione, da parte di attivisti e svariate associazioni, che però non hanno sortito l’effetto desiderato.
Nel caso in cui l’alta corte di Londra dovesse rifiutarsi di accettare l’appello, sarà probabilmente responsabilità dello stesso Presidente Joe Biden, occuparsi della custodia del giornalista australiano: se costui dovesse morire, le preoccupazioni della moglie si rivelerebbero motivate, ma soprattutto il caso potrebbe scatenare un clamore mediatico e popolare diffuso a livello internazionale.
Ben 175 sono stati i documenti desecretati dal giornalista australiano: c’è chi lo definisce un eroe e chi invece lo considera un traditore ed una personalità pericolosissima per gli equilibri mondiali.
Sempre secondo quanto stabilito dalla moglie: ”L’attacco a Julian è un attacco ai giornalisti di tutto il mondo, un attacco alla verità e un attacco al diritto dell’opinione pubblica di conoscerla” paragonandolo anche al giornalista russo, Alexei Navalny, deceduto alcuni giorni fa all’interno un carcere russo, in circostanze misteriose.
Soltanto domani sapremo quale sarà la sorte del controverso giornalista australiano e fondatore di Wikileaks, ormai da anni al centro di peripezie giuridiche e burrasche politiche nei suoi confronti, tra supporter e detrattori.