Un nuovo mondo è possibile

Il discorso pronunciato da Giorgia Meloni all’Assemblea Generale dell’ONU, il 24 settembre 2025, è stato un intervento incisivo e di ampio respiro, capace di lasciare un segno nonostante alcune defezioni in aula dovute all’orario tardo. La sua eco risuonerà a livello globale e, in particolare, in Italia. In sedici minuti, la Premier ha affrontato temi cruciali: dalla complessa situazione geopolitica alle fragilità del modello economico globale, fino al ruolo delle Nazioni Unite, aprendo la strada a una possibile riforma per rafforzarne la centralità nel futuro.

Dal punto di vista tecnico, il discorso si distingue per il suo carattere quasi “di altri tempi”. La sua forza risiede in una visione realistica, lontana da approcci ideologici, con una struttura sintetica che cattura l’attenzione. I punti chiave, esposti con chiarezza, si fissano nella mente dell’ascoltatore, rendendo il contenuto potenzialmente capace di generare un dibattito di ampio respiro.

L’incipit colpisce per la sua immediatezza. Senza preamboli, Meloni descrive le criticità della stabilità globale, che superano il conflitto russo-ucraino o la crisi di Gaza, pur centrali nel rischio di destabilizzazione. Con 56 conflitti armati attivi, il mondo vive una situazione bellica senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. La Premier riprende l’immagine di Papa Francesco, che ha definito questo scenario una “terza guerra mondiale combattuta a pezzi”, un richiamo potente che sottolinea la gravità del momento.

Meloni condanna fermamente l’aggressione russa in Ucraina, un atto che viola l’articolo 2 dello Statuto ONU, nonostante la Russia sia membro permanente del Consiglio di Sicurezza. La Premier sottolinea come questa invasione, iniziata nel febbraio 2022, non solo minacci la sovranità ucraina, ma destabilizzi l’intero ordine internazionale, minando la credibilità dell’ONU come garante della pace. La persistenza di Mosca nel rifiutare un accordo di pace, nonostante le pressioni diplomatiche globali, è un punto che Meloni evidenzia con decisione, richiamando la necessità di una risposta collettiva per ripristinare il rispetto del diritto internazionale.

Sul Medio Oriente, riconosce la responsabilità di Hamas nell’aver scatenato la reazione armata di Israele, che inizialmente aveva il diritto di difendere il proprio territorio e i civili da attacchi di estrema brutalità. Tuttavia, non tace sull’eccessiva proporzionalità della risposta israeliana, che ha coinvolto civili, annunciando il sostegno italiano a sanzioni proposte dalla Commissione Europea verso Gerusalemme. Con chiarezza, Meloni rifiuta semplificazioni retoriche: “Non ci accodiamo a chi scarica su Israele tutta la responsabilità di quello che accade a Gaza”, afferma, sottolineando che è Hamas a perpetuare le sofferenze palestinesi, rifiutando di liberare gli ostaggi e prosperando sul dolore del popolo che dice di rappresentare e invita Israele a non cadere nella trappola di una guerra prolungata, ribadendo che la pace richiede soluzioni concrete.

In quest’ottica, l’Italia sostiene la Dichiarazione di New York per la soluzione a due stati, auspicata dagli Accordi di Oslo del 1993, ma mai realizzata anche per il rifiuto dei vertici palestinesi. Meloni pone condizioni chiare, in piena sintonia con le posizioni espresse dalla Lega Araba nel documento storico firmato il 30 luglio 2025 a New York. Per la prima volta dal 1947, i 22 paesi arabi riconoscono il diritto di Israele a esistere, condannano Hamas, ne chiedono il disarmo e l’esclusione dal governo palestinese, esortano al rilascio degli ostaggi e propongono il passaggio di Gaza all’Autorità Nazionale Palestinese, con un comitato ONU per la ricostruzione, la Premier italiana valorizza queste posizioni per promuovere soluzioni condivise.

Il cuore del discorso si concentra su due temi: la riforma dell’ONU e la revisione del modello economico globale. La Premier si chiede se l’architettura dell’Organizzazione, nata ottant’anni fa, sia all’altezza delle sfide odierne. La risposta, difficilmente contestabile, è negativa. L’ONU appare autoreferenziale, costosa e priva di influenza, spesso usata per interessi particolari. Serve una riforma pragmatica, che rispetti la sovranità delle nazioni e favorisca soluzioni condivise, rendendo l’organizzazione più agile, efficiente e trasparente.

Meloni sottolinea la necessità di un nuovo modello di cooperazione, basato su umiltà e fiducia e, a tal proposito, cita l’impegno dell’Italia con il Piano Mattei, avviato nel 2024, che promuove sinergie con gli stati africani attraverso investimenti mirati in infrastrutture, energia e istruzione. Questo approccio punta a creare opportunità economiche condivise, favorendo lo sviluppo dell’Africa come partner paritario, non come semplice beneficiario di aiuti. Un’Africa prospera rappresenta un vantaggio globale, capace di stimolare crescita e stabilità per tutti.

L’intervento si chiude con un’analisi lucida del sistema economico globale, nato dall’Uruguay Round del 1993 e dalla successiva globalizzazione. “Trent’anni di globalizzazione fideistica sono finiti”, afferma Meloni, constatando che i contraccolpi, come lo sfruttamento di alcune aree, il dumping sui prezzi e la deindustrializzazione, alimentata sia dalla convenienza di acquistare prodotti e semilavorati da altre zone del mondo sia da derive ideologiche, non sono stati adeguatamente affrontati. Progetti come il Green New Deal europeo, ad esempio, hanno generato costi insostenibili, impoverendo le fasce medie della popolazione, riducendo i salari reali e sacrificando il know-how industriale senza benefici concreti. Meloni critica l’impostazione dogmatica di queste politiche, che hanno privilegiato obiettivi ambiziosi, come la transizione ecologica forzata, senza considerare la sostenibilità economica e sociale. La sua proposta alternativa si basa sulla neutralità tecnologica, un approccio pragmatico che non impone specifiche tecnologie per raggiungere obiettivi ambientali, ma valuta tutte le soluzioni (es. rinnovabili, nucleare, idrogeno) in base a efficacia, sostenibilità economica e impatto sociale, garantendo flessibilità per bilanciare tutela ambientale e sviluppo economico. Questo principio si affianca a un approccio graduale, che coniughi la tutela ambientale con la protezione delle economie nazionali e delle comunità locali.

La chiosa finale, con la citazione di San Francesco sul coraggio esemplare per i “combattimenti difficili”, invita a una nuova progettualità. Lasciare da parte ideologie significa rimettere l’essere umano al centro, con una visione realistica e ambiziosa per il futuro.

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Matteo Gianola
Matteo Gianola
Fin da piccolo amavo scrivere e comunicare quello che pensavo e quello che sapevo (potrei dire anche quello che credevo di sapere) perché solo dal confronto può innescarsi una crescita personale e, anche, collettiva. Dopo la laurea in economia e l’inizio del lavoro in banca ho tentato di seguire quello che amavo, iniziano a scrivere per testate come the Fielder, Quelsi, e l’Informale fino a giungere a In Terris e, oggi, pure qui. Mi occupo principalmente di economia, politica e innovazione digitale, talvolta sconfinando anche nella mia passione, la musica.

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