Servono soluzioni per il contrasto dei flussi migratori clandestini. Anche perché – motivo per nulla secondario – ogni caicco che lascia le coste africane, sovraccaricato irresponsabilmente dai trafficanti, può prendere due strade: arrivare in Europa, oppure affondare e rilasciare decine di persone in mare. E sono troppe le morti in mare dell’ultimo decennio. Migliaia. Ieri l’ennesima tragedia nel Mediterraneo, con una imbarcazione partita domenica sera da Sfax, in Tunisia, e ritrovata a 14 miglia a est di Lampedusa: i militari hanno recuperato nelle prime ore 6 cadaveri, mentre i dispersi dovrebbero essere una quarantina. Soltanto dieci i tratti in salvo.
Eventi come questo accadono meno spesso rispetto al passato, ma finché accadono, con la compiacenza del business criminale, non ci potrà essere realmente una tregua. E le possibili soluzioni devono essere adottate a livello comunitario. Per questo il lavoro del Governo Meloni, con la premier che ha esportato il suo modello contro gli sbarchi irregolari in tutta Europa, sta riscuotendo sempre maggiore consenso tra i leader europei, anche tra quelli che si sono sempre mostrati contrari a una difesa dura dei confini. In Parlamento, nelle scorse ore, Giorgia Meloni ha ribadito proprio il calo delle morti in mare: “L’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni ci dice che nel 2024, sulla rotta del Mediterraneo centrale, a fronte di circa 66 mila arrivi, si sono registrati 1.695 morti e dispersi. Nel 2023, con oltre 157 mila arrivi irregolari, i morti e i dispersi sono stati 2.526. Nel 2014, l’anno dell’operazione Mare Nostrum, che nasceva per salvaguardare la vita in mare, gli arrivi furono circa 170 mila e si contarono 3.126 morti e dispersi. Cosa ci dicono questi dati? Ci dicono che diminuire le partenze e stroncare il business dei trafficanti è l’unico modo per ridurre il numero dei migranti che perdono la vita nel tentativo di raggiungere l’Italia e l’Europa. È questo il risultato che ci deve rendere maggiormente orgogliosi”.
Meloni presiede il summit sui migranti a Bruxelles
Questa mattina la premier darà il via a un nuovo summit sui migranti, una riunione informale che si svolgerà presso la Sala della delegazione dei Paesi Bassi dell’Europa Building a Bruxelles. Sarà proprio il Presidente del Consiglio italiano a presiedere i lavori, a cui parteciperanno il Ministro di Stato della Danimarca, Mette Frederiksen e i Capi di Stato o di governo di Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Grecia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Svezia e Ungheria. Infine, ci sarà anche la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Un incontro che ribadisce quanto l’Italia, da Paese di primo approdo isolato e destinato a subire passivamente l’arrivo di migranti nel silenzio dei partners europei, è riuscita a rialzare la testa e a far valere la sua posizione. Tanto che la sua visione, le sue soluzioni innovative, sono confluite nel nuovo patto migratorio europeo voluto dalla Commissione Ue. Un patto che Meloni ha “salutato positivamente”: “o riteniamo uno sviluppo estremamente significativo, anche per armonizzare la prassi dei diversi Stati membri e rendere ancor più efficace l’azione di rimpatrio di chi non ha titolo ad essere accolto sul territorio europeo. È fondamentale che l’Unione europea diventi efficace in questo: se entri illegalmente in Europa non puoi rimanere sul nostro territorio, devi essere rimpatriato”.