La manifestazione di sabato a Piazza del Popolo organizzata dalla sinistra in tutte le salse, nascondeva dietro bandiere arcobaleno un messaggio di fondo abbastanza ipocrita: bisogna slegarci da Trump. Gli appelli alla lotta ai nazionalismi, anche in assenza di riferimenti plateali, andavano in tale direzione. E la corsa al riarmo sembra quasi più una risposta al ritorno di Trump alla Casa Bianca, piuttosto che una constatazione del fatto che a possibili invasioni non possiamo rispondere inserendo dei fiori nei cannoni. “Considerare ReArm EU una sorta di rappresaglia contro Trump e gli Stati Uniti d’America è un errore tragico. Così come lo è considerarlo una concessione fatta all’Amministrazione Trump” ha detto nei giorni scorsi Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e co-presidente di Ecr Party.
Investire in difesa, seppur non con una spesa folle che vada a intaccare altri settori fondamentali delle nostre società, come l’istruzione o la sanità, e un favore nonché un dovere che bisogna fare all’Europa e alle singole Nazioni. Tra queste ovviamente figura l’Italia: “Investire sulla difesa e sicurezza è un atto di dignità delle nostre nazioni e di rispetto per i nostri alleati internazionali. Non chiamiamolo ReArm EU, ma DefendEU. Perché la pace e la libertà di cui godiamo bisogna essere pronti a difenderle. E la difesa non si fa solo con le armi, ma con le infrastrutture strategiche, le materie prime, i sistemi di comunicazione, le innovazioni tecnologiche”.
La maggioranza è compatta verso l’interesse nazionale
E se i criticoni erano stati pronti a parlare di divisioni interne alla maggioranza quando in realtà la politica estera del famigerato campo largo è un vero e proprio colabrodo, sono stati smentiti dalla compattezza di una maggioranza che ormai da due anni e mezzo riesce a unificarsi e a sfruttare appieno le naturali peculiarità di ogni forza politica che la compongono. In vista del prossimo Consiglio europeo, il presidente del consiglio Giorgia Meloni affronterà in Parlamento la questione della spesa per la difesa e soprattutto il tema delle alleanze. Pare infatti che il centrodestra sia compatto sulla questione del riarmo, purché sia un riarmo nazionale: incentivare la spesa militare è una prerogativa di interesse nazionale che è stata per troppo tempo marginalizzata dai precedenti governi. Se la sinistra concepisce il nuovo piano come una risposta a Trump e agli Stati Uniti, che sono nostri alleati, il centrodestra ha infatti sempre creduto che la spesa militare dovesse crescere. E il punto di non ritorno è stata l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Vladimir Putin, che ha mostrato limpidamente come nessun Paese europeo fosse totalmente libero da minacce esterne.
Si parlerà probabilmente di nuovi investimenti in difesa, di nuovi sistemi, ma anche di come fronteggiare tutti quegli altri pericoli che gli Stati occidentali come l’Italia si ritrovano a dover contrastare: quelli ad esempio delle guerre ibride. E probabilmente ci sarà spazio per ribadire l’importanza dell’alleanza atlantica e di consolidare i rapporti con gli Stati Uniti: non è questo il momento di una divisione dal nostro miglior e maggior alleato. Una bacchettata anche nei confronti della sinistra, chiamata per una volta a comportarsi in modo responsabile in un contesto internazionale molto delicato, e che forse sarà invitata ad abbandonare teatrini e scaramucce varie in nome dell’interesse nazionale. Chissà se i benpensanti accetteranno.