Una maggioranza grottesca tra cambi di poltrone e nuove tasse.

La stagione dei giallo-fucsia è così grottesca da ribaltare puntualmente le categorie della logica politica. Come se nulla fosse. È capitato infatti che negli ultimi giorni – e non è certo la prima volta – la responsabilità nazionale, propria di chi è chiamato a governare, sia stata appannaggio dell’opposizione di centrodestra; mentre chi di dovere – ossia le forze della maggioranza, con il Pd nella parte del “leone” – è stato occupato invece a proporre la rimozione dei ministri-disastro da palazzo Chigi, a mettere in discussione i provvedimenti della legge di Bilancio e, ciliegina sulla torta tutta appannaggio della sinistra, a proporre la più odiosa delle tasse: la patrimoniale sul ceto medio.

Incredibile ma assolutamente reale: e parliamo solo della cronaca di questo fine settimana. Tutto questo dopo che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno dimostrato, proprio nel momento in cui avrebbero potuto facilmente monetizzare dalla fragilità endemica del Conte II, di mettere davanti alla propria convenienza politica l’interesse nazionale. Come? È sotto gli occhi di tutti: sostenendo lo scostamento di bilancio chiesto dall’esecutivo; certo, solo dopo aver vinto il lungo braccio di ferro con Conte e Gualtieri sulle coperture da destinare ai lavoratori autonomi.

Una scelta in linea con ciò che ha auspicato il presidente della Repubblica Mattarella ma soprattutto una risposta concreta al grido d’aiuto che i ceti produttivi hanno lanciato proprio attraverso le proposte e gli emendamenti dell’opposizione ai decreti sull’emergenza Covid. Tutte misure, è il caso di ricordarlo, totalmente ignorate fino a questo momento – con gravissime conseguenze sociali – da palazzo Chigi.

Non passano che pochi giorni da questo atto che richiederebbe un cambio di passo e di atteggiamento da parte del governo e cosa emerge? Ben altre priorità. «Il rimpasto dei ministri per dare il giusto peso alle varie correnti, bande e tribù che compongono l’accozzaglia della maggioranza». Lo ha denunciato così Giorgia Meloni riprendendo le notizie che rimbalzano su tutti i giornali e che non vengono smentite dai diretti interessati. Un dibattito lunare, che trova come freno-motore il premier ma solo perché teme l’accerchiamento da parte di Pd e Italia Viva nei suoi confronti (5 Stelle non partecipa ufficialmente solo perché i ministri sotto accusa – Istruzione, Lavoro e Sviluppo economico – sono quasi tutti grillini, eccetto la titolare dei Trasporti Paola De Micheli).

Ma la corte bizantina Pd-5 Stelle non si occupa, ovviamente, solo di cambi di poltrone. Al centro delle preoccupazioni vi è anche mettere mano ai disastri partoriti dai propri dicasteri sulla prossima manovra. «Su 7mila emendamenti presentati alla manovra di Conte, Gualtieri, Di Maio, Renzi e Speranza, quasi 3mila arrivano dai partiti di Conte, Gualtieri, Di Maio, Renzi e Speranza», ha osservato sgranando gli occhi ancora Meloni. La domanda a questo punto è scontata: «Se non credono loro stessi nelle leggi che scrivono, perché dovrebbero farlo gli italiani?».

E cosa si trova fra le maglie di queste proposte per modificare le proprie proposte? Il tentativo di furto “classico” della sinistra contro il ceto medio: la tassa patrimoniale per “ripagare” i prestiti che giungono dall’Europa. Un emendamento – firmato dalla coppia Nicola Fratoianni e Matteo Orfini – che mira a introdurre un’aliquota crescente, partendo da uno 0,2% su patrimoni tra 500 mila euro: di fatto basterebbe un immobile in un quartiere semi-centrale di una grande città per essere considerati “ricchi” da stangare. Un delirio di fine novembre, indicativo dello scontro sociale destinato ad aprirsi presto, dato che i colpi sparati dal governo sono stati un bluff: tutti a salve. «Ecco la loro risposta alla crisi – conclude non a caso la leader di Fratelli d’Italia –, il loro regalo di Natale agli italiani: un furto sui conti correnti».

Ed ecco che, se tutto ciò rappresenta l’assunzione di responsabilità da parte della maggioranza, non si potrà di certo chiedere nient’altro all’opposizione. Con queste premesse, assicura Meloni, «questi nemici dei cittadini vanno fermati il prima possibile».

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