“Se si salva l’Appennino si salva l’Italia”. È questo il leit-motiv del libro di Gian Luca Diamanti, “Una patria in salita. Dèi e meraviglie in Appennino”, che ha il merito di far scoprire ai lettori un’Italia pura, incontaminata e lontanissima dal caos delle grandi metropoli.
È un viaggio che non segue un percorso in lunghezza, ma verso l’alto in direzione del cielo e che riconduce l’uomo nella profondità della sua anima. Dalla lettura del libro di Diamanti si evince proprio che la nostra patria è un luogo dell’anima. “Questo libro è un manifesto di denuncia ma anche di speranza in prospettiva per chi vuole rimanere nelle aree interne”, ha spiegato il senatore di Fratelli d’Italia Guido Liris, durante la presentazione che si è tenuta ieri in Senato. “Si tratta di “un testo che fornisce la consapevolezza che l’Italia non è formata solo dai grandi centri ma anche dai borghi, dai boschi e dalle tradizioni”, ha aggiunto il parlamentare meloniano secondo cui la frase “Se si salva l’Appennino si salva l’Italia” racchiude “il significato anche della nostra azione politica, tesa a recuperare nelle aree interne quei servizi, e parliamo tanto di medicina quanto di scuola, necessari ad evitare lo spopolamento e a dare un futuro a quei giovani che con determinazione e pervicacia non vogliono lasciare le terre nelle quali vivono e sono cresciuti”. A tal proposito, nel corso del suo intervento, la sottosegretaria alla scuola Paola Frassinetti ha ricordato che il governo ha previsto delle deroghe per tenere aperte le scuole dei paesi di montagna che si stanno spopolando. L’Appennino, dunque, viene descritto con dovizia di particolari, paese per paese, borgo per borgo, ognuno con le sue tradizioni e i suoi costumi. “Questo libro fa riscoprire il rapporto tra uomo e natura e quindi anche le nostre radici”, ha detto Per Paolo Marcheschi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Cultura al Senato. Che ha, poi, aggiunto: “Dobbiamo considerare che quanto succede a valle nasce proprio in montagna ed è quindi importante acquisire la consapevolezza di quanto sia necessario agire concretamente in termini di prevenzione ambientale per evitare lo spopolamento delle aree interne e il testo di Diamanti aiuta proprio in questa direzione”. Portarsi dentro l’Appennino “significa – si spiega nel libro – provare a entrare in confidenza con chi questa terra ha seminato e dalla sua sacralità si è fatto segnare l’anima”. Un concetto ben espresso anche dal ministro per la Protezione Civile e le politiche del mare, il siciliano Nello Musumeci, presente anch’egli alla presentazione: “L’Appennino appartiene a chi sa ascoltarlo, a chi sa accostarsi con una sacralità quasi laica a questi luoghi”. Secondo il ministro, gli Appennini “sono stati testimoni e custodi della storia di questa nazione”, ma sono anche un territorio fragile “e la fragilità ha segnato il destino, le fortune e le sfortune di molte comunità”. Qui, ogni anno, ci sono oltre 6mila frane eppure gli Appennini stanno diventando una grande nuova meta turistica. “Gli appennini sono una catena che servono a tenere unito quello che sta cadendo e credo che sarebbe disponibile a sorreggere l’Italia, se ce ne fosse bisogno”, ha sentenziato il ministro Musumeci. Chi abita questo territorio è come se fosse figlio “di chi in quell’orizzonte fatto di profili di montagne che si rincorrono, di nuvole, di cielo, di verde, blu e azzurro, riesce a scorgere la bellezza attraverso la quale porre rimedio alla sofferenza e a trovarne un senso; di chi è ancora capace di intravedervi il volto misterioso degli dèi, il futuro oltre la miseria e le ricchezze, oltre i terremoti e le epidemie, oltre gli oggetti e il proprio io”. Ecco, dunque, che, secondo l’autore, qualsiasi progetto o programma di rilancio di questo territorio non ha possibilità di avere successo se prima non si scopre e riscopre l’anima di queste montagne e di questi boschi.