Un’Italia più forte e sovrana: il governo Meloni rilancia il modello Albania e tutela la cittadinanza

Il Consiglio dei Ministri del 28 marzo 2025 ha segnato una svolta decisiva per l’Italia guidata da Giorgia Meloni, con l’approvazione di un decreto legge che potenzia il “modello Albania” per la gestione dei migranti e introduce una riforma epocale sullo ius sanguinis. Due misure che dimostrano la determinazione di un governo che mette al primo posto la sicurezza dei cittadini e l’identità nazionale, senza cedere a pressioni esterne o al buonismo di facciata.

Il decreto sui migranti rappresenta una mossa strategica per rilanciare l’accordo con l’Albania, un progetto visionario che Giorgia Meloni ha difeso con tenacia nonostante gli ostacoli posti da una magistratura spesso lontana dal sentire popolare. I centri di Shengjin e Gjader, finora utilizzati per identificare i migranti soccorsi in mare, diventano ora veri e propri Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), pronti ad accogliere anche gli irregolari già presenti in Italia e destinatari di espulsione. Un segnale chiaro: l’Italia non sarà più un approdo incontrollato per chi viola le sue leggi. Come ha sottolineato il ministro Piantedosi, questa evoluzione non richiede nuovi investimenti, ma sfrutta strutture già operative, dimostrando un approccio pragmatico ed efficiente.

Il “modello Albania” si conferma una carta vincente, tanto che persino la Commissione Europea, il 25 febbraio scorso, ne ha riconosciuto la validità davanti alla Corte di Giustizia Ue. Altro che fallimento, come blatera l’opposizione: i numeri parlano chiaro. Gli arrivi via mare sono crollati nel 2024 (65 mila contro i 153 mila del 2023), un successo che il governo attribuisce anche alla deterrenza di questo sistema. E ora, con i CPR potenziati, si potrà finalmente accelerare i rimpatri, liberando le città italiane dalla pressione dell’immigrazione clandestina e colpendo i trafficanti di esseri umani nel loro business criminale. Non è solo una questione di ordine pubblico, ma di giustizia per gli italiani che chiedono regole e rispetto.

Parallelamente, il governo ha messo mano alla questione della cittadinanza, con una riforma dello ius sanguinis che ristabilisce il buon senso. Basta con la cittadinanza regalata a chi non ha mai messo piede in Italia: d’ora in poi, sarà riconosciuta solo fino alla seconda generazione di discendenti e solo se i richiedenti nascono qui o se un genitore italiano ha vissuto in Italia per almeno due anni prima della loro nascita. Come ha spiegato il ministro Tajani, “essere cittadino italiano deve essere una cosa seria”. Una misura sacrosanta che tutela il legame profondo tra il nostro popolo e la sua terra, riducendo gli abusi di chi, dall’estero, sfrutta la nostra storia per ottenere un passaporto senza merito. I consolati, oberati da richieste spesso opportunisticamente gonfiate (30 mila all’anno in Argentina, 20 mila in Brasile), potranno finalmente respirare.

Il PD e la sinistra gridano allo scandalo, ma il loro è il solito piagnisteo di chi ha svenduto l’Italia per anni, lasciando le frontiere spalancate e la cittadinanza svilita a mero strumento burocratico. Il governo Meloni, invece, dimostra di avere una visione: un’Italia sovrana, sicura e orgogliosa della propria identità. Il decreto del 28 marzo non è solo un atto amministrativo, ma un manifesto politico che risponde al mandato degli elettori del 2022.

E mentre l’Europa e il mondo guardano con interesse al nostro modello, possiamo dirlo con fierezza: questa è l’Italia che volevamo.

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