Uno scatto che demolisce anni di fake news

Poche ore dopo il nostro articolo “Caput Mundi”, è stato diffuso uno scatto che da solo racconta molto più di tante analisi: Donald Trump e Volodymyr Zelensky a colloquio nella Basilica di San Pietro.

Pochi minuti dopo, il presidente ucraino ha dichiarato che è stata una «bella riunione. Abbiamo discusso molto, faccia a faccia. Sperando in risultati su tutto quello di cui abbiamo parlato. Proteggere la vita della nostra gente. Cessate il fuoco pieno e incondizionato. Pace affidabile e duratura che impedirà che scoppi un’altra guerra. Incontro molto simbolico che può diventare storico, se raggiungiamo risultati congiunti. Grazie Presidente Trump.»

Fino a pochi mesi fa, la sola parola “pace” veniva trattata alla stregua di una provocazione o di un tradimento, un dogma alimentato quotidianamente dai media mainstream. I media mainstream, finanziati da gruppi che hanno interessi diretti nella prosecuzione dei conflitti e nella dipendenza economica dalla Cina, hanno imposto una narrazione nella quale la pace era una parola proibita e chi la invocava veniva isolato.  Perfino Papa Francesco finì vittima della gogna mediatica per aver auspicato un negoziato.

Da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, la musica è cambiata: oggi anche chi fino a ieri soffiava sul fuoco deve ammettere che la pace è possibile e che dipende dalla volontà politica, non dalle chiacchiere di chi ha alimentato il conflitto senza mai offrire una via d’uscita.

Grazie al cielo, Biden è ormai un ricordo sbiadito, insieme alla sua politica estera fallimentare fondata sull’ipocrisia e sulla guerra permanente.

Trump ha fatto quello che i globalisti temono di più: ha dimostrato che con decisione, fermezza e una visione chiara si possono ottenere risultati concreti, senza passare dalla resa ma nemmeno dalla complicità con chi specula sulla guerra.

E lo ha fatto davanti agli occhi del mondo, come al suo solito senza mediazioni, senza filtri, senza bisogno della legittimazione di quelle burocrazie che per anni hanno trasformato le istituzioni internazionali in strumenti di pressione a senso unico.

Se al guerrafondaio Barack Obama diedero il Nobel per la Pace, oggi Donald Trump, per coerenza e risultati, meriterebbe di succedere a Papa Francesco.

È una provocazione, certo, ma rende bene l’idea del livello di distorsione ideologica che domina la narrazione contemporanea.

Oggi non serve più discutere su chi abbia avuto ragione: basta guardare i fatti. Trump ha riaperto un canale politico che fino a pochi mesi fa veniva considerato impossibile, costringendo chi per anni ha costruito il consenso sulla paura ad ammettere che la pace non solo è necessaria, ma è anche possibile e che, alla fine, i fatti contano infinitamente di più delle panzane che ci raccontano tutti i giorni i media mainstream.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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