Utero in affitto reato universale: arriva l’okay della Camera. Si pongono le basi per rendere l’Italia all’avanguardia e per contrastare la commercializzazione di vite umane

Il 26 luglio 2023 la Camera ha approvato un disegno di legge per rendere la maternità surrogata reato universale.
Il disegno di legge è stato avanzato dal partito di Fratelli d’Italia, che tenendo fede a quanto proposto nel suo programma elettorale sta andando esattamente nella direzione voluta dai cittadini.
Il passaggio in Aula e la relativa approvazione del ddl in merito all’utero in affitto rappresentano un traguardo fondamentale per garantire che nessuna donna e nessun bambino vengano violati nella loro sfera più intima e affinché tale pratica abominevole venga condannata anche se realizzata fuori dai confini italiani.
Come è noto, in Italia la maternità surrogata è vietata dalla legge n.40 del 2004, la cosiddetta “legge sulla fecondazione assistita”. Tuttavia, il divieto normativo è facilmente aggirabile qualora si concepisca il bambino in una di quelle nazioni in cui l’utero in affitto è consentito.
È esattamente per tale motivo che è stato portato avanti questo ddl, ovvero per la necessità di regolamentare e definire meglio i contorni di questa materia complessa.
Partendo dall’assunto per cui, secondo il nostro codice penale, un reato può essere perseguito dall’autorità italiana solo se è compiuto sul territorio italiano, esiste tuttavia un’eccezione per cui, in casi circoscritti, è possibile far perseguire in Italia reati compiuti all’estero (nello specifico, ciò è possibile secondo quanto predisposto dall’art.7 del codice penale).
Tenendo conto di queste premesse, pertanto, il testo legislativo proposto da Fratelli d’Italia, che già nella scorsa legislatura aveva presentato una proposta di legge per perseguire la maternità surrogata come reato universale, mira a modificare la legge n. 40/2004 in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero da cittadino italiano. Si prevede che “Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana”. In modo particolare, per quanto concerne la pena, è prevista la reclusione da 3 mesi a 2 anni e la multa da 600.000 a un milione di euro in caso di realizzazione, organizzazione o pubblicizzazione della surrogazione di maternità. Inoltre, la perseguibilità è solo nei confronti dei cittadini italiani che compiono questa pratica nei Paesi dove è permesso, quindi facendo eccezione per i cittadini stranieri.
Quest’ultimo punto è molto importante soprattutto perché è la conferma di come dal punto di vista legislativo ci si attenga fedelmente a quanto predisposto dall’Unione Europea, che anche attraverso le parole della portavoce della Commissione Europea Sonya Gospodinova ha ribadito: “Tutte le questioni riguardanti il diritto di famiglia, inclusa la maternità surrogata, sono competenza esclusiva degli Stati membri dell’Ue. Per cui, solo gli Stati possono legiferare in materia”.
È questo un fattore fondamentale da sottolineare, soprattutto alla luce delle proteste avanzate dalle opposizioni. Infatti, occorre precisare e disinnescare quelle bombe mediatiche spesso lanciate da fantomatici paladini della giustizia che hanno più volte ribadito, nel corso del tempo, che il Governo Meloni avrebbe agito contra legem e avrebbe addirittura negato i diritti dei bambini.
Nulla di più falso, e a testimoniarlo, come di consueto, sono i fatti. Per chiarire la questione, va precisato che i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, se nati all’estero, possono iscriversi all’anagrafe se vengono in Italia, così come hanno il diritto all’assistenza sanitaria o al codice fiscale. La differenza con l’estero, dove possono essere riconosciuti entrambi padri di un bambino, quando vengono in Italia, risiede nel fatto che sarà padre solo quello il cui cognome compare nel certificato di nascita del bambino e, solitamente, coincide con il padre biologico. Allo stesso modo, nel caso di una coppia di donne che ricorre alla fecondazione assistita eterologa, se all’estero sono riconosciute entrambe madri di un bambino, in Italia sarà riconosciuta madre quella che ha partorito, ossia la madre biologica.

In ogni caso, il figlio di queste coppie viene registrato in Italia senza problemi all’anagrafe, con un solo genitore. Il problema delle trascrizioni sorge perché le coppie di uomini o donne che hanno avuto figli ricorrendo all’utero in affitto o alla fecondazione assistita eterologa, all’estero, vorrebbero essere riconosciuti anche in Italia entrambi padri o madri. Vorrebbero, in sintesi, vedere trascritto un atto che in Italia non può esistere, non volendo risultare all’anagrafe come genitori single. È dunque questo un problema ben diverso dal godimento dei diritti dei bambini ai quali, per essere ancora più chiari, non viene negato alcunché. Per di più, va ricordato che la tutela da parte di entrambi i genitori è possibile attraverso il ricorso all’adozione in casi particolari.

Sempre dal fronte Ue, inoltre, sono arrivate conferme ufficiali di come la maternità surrogata sia una violazione della dignità e un vero e proprio atto di sfruttamento. Tale pratica è stata infatti definita come “compromettente della dignità umana della donna dal momento in cui il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce”, in quanto “prevede lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo. È una pratica che va dunque contrastata con tutti gli strumenti per i diritti umani”. Questo quanto dichiarato nel 2015 dal periodico rapporto sui diritti umani del Parlamento Europeo. Ancora, nel 2022 lo stesso Parlamento Europeo ha condannato questa pratica definendola “inaccettabile “e ribadendo che “costituisce una violazione della dignità umana e dei diritti umani”.
Basterebbe questo a mettere a tacere le futili illazioni delle opposizioni, se non fosse che è la stessa a sinistra a mettersi in discussione non proponendo alcuna posizione chiara, ma destreggiandosi continuamente tra un braccio di ferro a favore-contrario che suscita non pochi dubbi sulla linea politica perseguita o per lo meno ipotizzata.
La maternità surrogata è un esempio di commercializzazione del corpo femminile e sono gli stessi bambini che nascono attraverso queste pratiche ad essere trattati come merce. Non possiamo infatti nascondere che in questi casi esiste un contratto, un accordo commerciale, e che vengono coinvolti tutta una serie di attori economici (legali, cliniche, assicurazioni etc). Tutto ciò si discosta di molto da quella spontaneità che dovrebbe contornare la nascita di un figlio, che invece così sembra celare più un interesse economico che altro.
La proposta di Fratelli d’Italia dopo il via libera della Camera approderà in Senato e pone le basi per rendere il nostro paese all’avanguardia nel mondo, impedendo la diffusione di una pratica abominevole, in cui le sole vittime sono donne e bambini, e in cui a crescere sempre di più è il giro di affari che vi è alle spalle. Grazie a questo testo verrà garantita la tutela dei diritti umani, eliminando finalmente la possibilità di aggirare la legislazione nazionale e contrastando in modo concreto ed efficace questa mera commercializzazione di vite umane.

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