“Lo stabilimento Wärtsilä di Trieste rappresenta un’eccellenza italiana nella produzione di motori diesel di grandi dimensioni: in questo polo produttivo è stato maturato negli anni un know-how inestimabile, oltre a collaborazioni di tutto rilievo con i principali player a livello mondiale della cantieristica navale. Wärtsilä Italia, già ‘Grandi Motori Trieste’ fino al 1999 prima della sua acquisizione, è uno dei più importanti insediamenti industriali del Friuli Venezia Giulia, il cui indotto è notevole sia per volumi di fatturato che per occupazione diretta ed indiretta. Un patrimonio a cui Trieste e il Nordest non possono rinunciare”.
Così l’Onorevole di Fratelli d’Italia Silvio Giovine, primo firmatario della risoluzione sulla vertenza Wärtsilä approvata oggi all’unanimità dalle Commissioni X e XI della Camera dei Deputati. Il provvedimento impegna il governo ad intraprendere ogni iniziativa utile a favorire il mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali del sito di Bagnoli della Rosandra (Trieste) scongiurando gli esuberi e tutelando gli attuali livelli occupazionali, a promuovere ogni iniziativa utile affinché il Gruppo Wärtsilä non comprometta le possibili interlocuzioni con nuovi soggetti interessati all’acquisto dello stabilimento, a porre in atto interventi volti a preservare il know how e la capacità industriale del sito, oltre a valutare nuove iniziative per contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni da parte di società multinazionali che operano sul suolo italiano.
“Sono soddisfatto questa risoluzione abbia registrato un sostegno così corale da parte di tutte le forze politiche: l’auspicio è che la posizione espressa oggi in seduta congiunta dalle Commissioni X e XI della Camera dei Deputati possa rafforzare l’operato del governo nell’ambito della vertenza incardinata presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy dal luglio scorso, da quando la multinazionale finlandese ha comunicato la sua decisione di cessare le attività di produzione di motori e assemblaggio di propulsori presso lo stabilimento triestino, con il conseguente esubero di 451 operai”.