Fonti qualificate hanno riferito che la Commissione europea ritiene che l’Ucraina abbia soddisfatto tutte e quattro le priorità richieste per l’apertura dei negoziati di adesione di Kiev alla Unione Europea. Si starebbero aprendo le porte dell’Europa anche per la Moldavia o Republica Moldova, in lingua rumena, la quale, secondo le stesse fonti, ha raggiunto tre priorità su quattro. È in vista, inoltre, la conferenza intergovernativa per l’ingresso del Montenegro, che dovrebbe avvenire in tempi molto rapidi. La portavoce per l’allargamento della Unione, facente parte della Commissione UE, Ana Pisonero, conferma l’ok dell’esecutivo comunitario per l’adesione di Ucraina e Moldavia, avendo, questi due Paesi, esaudito le richieste di Bruxelles.
Spetta adesso, prosegue la portavoce, agli Stati membri, che sono in maggioranza favorevoli ad accogliere nella Comunità Kiev e Chisinau, (capitale della Moldavia), portare avanti la discussione sui prossimi passi. Nella riunione degli ambasciatori dei 27, Coreper, durante la sessione su Ucraina e Moldavia, vi è stata un’approvazione maggioritaria della relazione della Commissione, che registra i progressi delle due Nazioni ai fini dell’ingresso in UE, ed è emersa la richiesta di svolgere entrambe le conferenze intergovernative, per Kiev e Chisinau, entro la fine di questo mese. I già componenti della Unione Europea, fra i quali noi italiani, hanno maturato da tempo un giudizio critico verso la UE, così com’è adesso, e si è allargato il consenso nei vari Paesi europei, in alcuni casi si è trattato di un’avanzata elettorale decisiva, come è accaduto a Fratelli d’Italia, di tutte quelle forze politiche che vogliono una confederazione di Nazioni europee, la quale sia in grado di occuparsi unitariamente di pochi e grandi temi, imprescindibili nel confronto con le altre macroaree del pianeta, e costituisca discontinuità con l’UE attuale, forte nel complicarsi la vita con lacci e lacciuoli burocratici, ma debole di fronte alle questioni globali fondamentali.
Le elezioni europee servono a scegliere il tipo di Europa che andrà a caratterizzare il nostro futuro continentale. L’Europa confederale, che fa meno e meglio, o la Unione Europea burocratica e dirigista, la quale perde di vista l’essenziale per distrarsi nell’imporre ai propri membri che tipo di verdure mangiare, quale auto guidare e come ristrutturare gli edifici pubblici e privati. Lo status-quo del Vecchio Continente presenta, pertanto, diversi problemi da affrontare quanto prima, ma l’allargamento della Unione a realtà come Ucraina, Moldavia e Montenegro, riveste, in ogni caso, una cruciale importanza, sia per chi entra e pure per chi accoglie. L’Ucraina, come purtroppo è noto, subisce dal 24 febbraio del 2022 occupazioni illegali e aggressioni militari da parte della Russia, e per Kiev, entrare in Europa significa poter godere di una tutela in più rispetto alle mire di Vladimir Putin. Non si è senz’altro ai livelli di sicurezza comportati da una adesione alla NATO, che, tramite l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, prevede la mobilitazione difensiva di tutti i Paesi membri dell’Alleanza se uno di loro ha subìto un attacco militare.
Tuttavia, anche per i guerrafondai del Cremlino, un conto è violare la sovranità territoriale di un Paese, per così dire, ufficialmente neutrale, un altro, è bombardare in maniera diretta l’Unione Europea e magari infrangerne i confini esterni con i carri armati. Il Montenegro subisce la vicinanza con la Serbia, nell’orbita di Putin da tempo. La Moldavia, dal canto suo, non ha ancora vissuto guerre di ampie proporzioni, però si trova a rischio e già sconta, come la Georgia con le repubbliche fantoccio filorusse foraggiate da Mosca, Abcasia e Ossezia del Sud, la secessione, non riconosciuta a livello internazionale e sempre sobillata dal Cremlino, della Transnistria, territorio della riva orientale del fiume Dnestr. I moldavi sono europei a tutti gli effetti, essendo di fatto rumeni e parlando la stessa lingua che si parla in Romania, membro UE e NATO. Metà Moldavia appartiene politicamente a Bucarest, mentre l’altra metà, quella con Chisinau come capitale, è stata spinta dalla Storia, che non sempre agisce per il meglio, fra le Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Non è più un mistero che Vladimir Putin persegua da decenni un disegno mirato a far tornare sotto l’influenza di Mosca quei Paesi, (Ucraina, Moldavia, Georgia ed altri ancora), un tempo affiliati all’URSS, che dopo il 1991 sono divenuti indipendenti. Chi ha sperimentato la vita nella Unione Sovietica, ma anche i Paesi dell’Est europeo aderenti al Patto di Varsavia sino alla caduta del comunismo, i quali, appena hanno potuto, hanno fatto il loro ingresso in UE e nella NATO, sa bene, molto più di noi europei occidentali, quanto sia pericoloso il neo-imperialismo putiniano, che fa riemergere inevitabilmente un passato buio. L’Unione Europea, pur con tutte le sue magagne da risolvere, è fonte di salvezza e di libertà per quelle Nazioni che si trovano nel mirino della Federazione russa.