“Si sveglia e si addormenta, sbatte le palpebre, si commuove e respira in autonomia, gli stessi genitori e il fratello dicono che abbia la gioia di vivere così. Al di là dell’evoluzione della vicenda giudiziaria, che diritto ha un tribunale di decidere su un caso del genere? Perché tutta questa fretta? Perché non coltivare un dubbio legittimo? Perché – quanto meno – non fermarsi e riflettere? Penso che stiamo smarrendo la strada: Vincent Lambert potrebbe essere nostro figlio, nostro fratello, un nostro amico. Un semplice Tribunale non può decidere sulla sua vita come se fosse solo un costo per la società. Dobbiamo ribellarci a questa involuzione e riaffermare i valori della vita”.
Così l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Remo Sernagiotto commenta la vicenda di Vincent Lambert e la sua evoluzione.
“Vorrei uscire da questo clima da stadio. Non si tifa per la morte, così come non si tifa per l’accanimento terapeutico a oltranza, ma in mezzo esiste una serie di sfumature che non può essere risolta in questa maniera, attraverso una pronuncia di un Tribunale. La civiltà occidentale, poggia su basi cristiane, classiche, illuministe. Questo significa tutelare il dono della vita fino all’ultimo e coltivare l’arte del dubbio. Questa vicenda mi rattrista perché si sta strumentalizzando una vita umana.
Vincent Lambert è uno dei tanti uomini e donne celebrolesi viventi in Italia e in Europa. Condannarlo a morte mediante sentenza apre la strada a una visione del mondo che mi fa terrore. Si tratterebbe di un precedente di natura eugenetica”.
Da qui l’appello di Serngiotto: “Fermiamoci e riflettiamo. Chi siamo noi per porre fine alla sua esistenza ma soprattutto chi siamo noi per giudicarla e non considerare l’opinione dei genitori, quelli che gli hanno dato la vita e che l’hanno conservata per 41 anni?”.