La Global Sumud Flotilla si è infranta contro la realtà. Dopo settimane di attesa, di conferenze stampa, di immagini studiate per il pubblico occidentale, la “più grande missione civile per Gaza” è stata intercettata dalla marina israeliana a poche decine di miglia dalla costa. Quaranta barche fermate, centinaia di attivisti portati in custodia, e un corteo di volti celebri che hanno fatto più notizia delle presunte tonnellate di aiuti. Il sipario è calato bruscamente, lasciando in mare un bluff che aveva funzionato soprattutto come operazione mediatica.
Come se non bastasse, il ministero degli Esteri israeliano mostra i video delle imbarcazioni vuote.
Ecco il video
.@IsraelPolice is looking for the humanitarian aid from the Hamas-Sumud provocation so it can be transferred peacefully to Gaza.
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 2, 2025
The only problem: so far they haven’t found much.
Like we said, it was never about the aid. It was always about the provocation. pic.twitter.com/AbL52UGQCv
La prova è nei numeri. Cinquecento partecipanti, quaranta navi, una macchina organizzativa che ha bruciato risorse e tempo. Eppure, nessuna catena logistica certificata per la consegna degli aiuti, nessun piano per trasferire i materiali attraverso i corridoi umanitari già disponibili. Lo scopo dichiarato era un altro: rompere il blocco navale, produrre l’incidente politico, trasformare l’azione in propaganda.
Gli stessi media vicini agli organizzatori hanno parlato di “sfida simbolica”. Israele, da parte sua, ha fermato la Flotilla senza scontri, ma con una comunicazione che ha messo in evidenza i legami controversi di alcuni leader con ambienti estremisti. Il risultato finale è stato paradossale: una missione che si era presentata come “umanitaria” ha finito per rafforzare la percezione di un’operazione di pura agitazione politica.
In un video diffuso dal portavoce Dean Elsdunne e ripreso dai media israeliani, le telecamere mostrano l’interno vuoto di una delle imbarcazioni più grandi. Nessun carico, nessun bene di prima necessità. «Questo spiega perché gli organizzatori hanno rifiutato la nostra offerta e quella di altri Paesi di consegnare gli aiuti attraverso i canali sicuri già predisposti», ha sottolineato Elsdunne.
Il ministero ha ribadito che esistono corridoi umanitari attivi, utilizzati quotidianamente da organizzazioni internazionali e Paesi disposti a collaborare. Forzare un blocco navale in piena zona di guerra non solo viola la legge, ma mette in pericolo vite civili. Da qui l’accusa rivolta a chi ha guidato la flottiglia: l’obiettivo non era portare aiuti, bensì provocare uno scontro politico e mediatico.
Le immagini hanno fatto rapidamente il giro del web. Il “Jerusalem Post” e altre testate israeliane hanno confermato la totale assenza di carichi umanitari. Una rivelazione che spazza via la narrativa costruita dagli attivisti internazionali, tra cui esponenti politici e sindacali di estrema sinistra che avevano presentato la spedizione come una missione di pace.
Il caso sta assumendo contorni sempre più politici. A Roma, diversi movimenti legati alla sinistra radicale hanno cavalcato la vicenda per accusare il governo italiano di “complicità” con Israele. Un copione già visto: mobilitazioni parallele, scioperi e manifestazioni che puntano a destabilizzare il Paese proprio mentre il governo lavora per rafforzare sicurezza e stabilità.
Non è un caso. Gli stessi sindacati che cavalcano la retorica della Flotilla sono in prima linea nel bloccare le città italiane. La saldatura è evidente: l’estrema sinistra internazionale si mostra in mare, quella nazionale agisce a terra. Due facce della stessa strategia, che punta a delegittimare governi conservatori e a logorare l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Il filo rosso è lo stesso: creare caos. In mare, con una carovana presentata come “missione di pace” ma imbottita di politici, celebrità e figure ambigue. A terra, con scioperi e blocchi che colpiscono pendolari, famiglie e imprese in un momento delicato per l’economia. La sinistra radicale internazionale e quella italiana non si limitano a solidarizzare con Gaza: trasformano ogni evento in leva politica per destabilizzare.
La flottiglia, dunque, si è rivelata per quello che era: un’operazione di propaganda.
Israele ha chiarito che continuerà a garantire il passaggio di aiuti attraverso i canali ufficiali, ma non tollererà azioni che rischiano di alimentare l’escalation. La verità delle immagini mette a nudo un bluff che in molti, soprattutto in Italia, avevano già sospettato.