Oggi 12 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Fibromialgia. Tale iniziativa si pone l’obiettivo di aumentare la consapevolezza su questa patologia cronica e di promuovere la ricerca scientifica per migliorare la diagnosi e il trattamento. Attraverso il coinvolgimento di organizzazioni, istituti medici e la comunità in generale, si mira a informare sulle sfide e le difficoltà che i pazienti affrontano quotidianamente. Per l’occasione, quest’anno i monumenti di molti comuni italiani verranno illuminati di viola, il colore simbolo della Fibromialgia. All’iniziativa “Accendi la luce non lasciarmi al buio” promossa dal AISF ha aderito anche la Camera dei deputati pertanto la facciata di Montecitorio si illuminerà di viola dalle 19 fino all’una del 13 maggio Roma. La Nuvola di Fuksas, uno dei simboli di Roma contemporanea sarà anch’essa illuminata di viola dalle 19.30 di lunedì 12 maggio fino a notte fonda in occasione della campagna “Facciamo luce per la Fibromialgia” prevista per oggi.
Facciamo appunto luce su cosa è la Fibromialgia: Il termine “fibromialgia” significa dolore (algos) proveniente dai muscoli (myo) e dai tessuti fibrosi (fibro), come tendini e legamenti. La fibromialgia è, quindi, una malattia reumatica che colpisce l’apparato muscolo-scheletrico, associata ad un disturbo dell’elaborazione del dolore, che determina alcune anomalie neurobiologiche che interferiscono con la trasmissione dei segnali a livello del sistema nervoso centrale.
La fibromialgia può essere definita più precisamente “sindrome fibromialgica“, in quanto particolari segni clinici possono presentarsi contemporaneamente.
La patogenesi della malattia è, infatti, un argomento molto discusso: non esistono ancora dati definitivi, ma molti studi cercano di approfondire l’interazione multifattoriale esistente alla base della malattia. In particolare, i ricercatori ritengono che la fibromialgia amplifichi le sensazioni dolorose (o ne riduca l’inibizione), influenzando il modo in cui il cervello elabora i segnali di dolore. I sintomi a volte iniziano dopo un trauma fisico, interventi chirurgici, infezioni od un significativo stress psicologico. In altri casi, i segni della fibromialgia si accumulano gradualmente nel tempo, senza alcun singolo evento di attivazione evidente.
Il principale sintomo della fibromialgia, il dolore cronico e diffuso, sembra essere il risultato di una serie di squilibri neuro-chimici nel cervello, con la conseguente alterazione della neurotrasmissione. Il malfunzionamento di queste aree cerebrali induce un’errata interpretazione degli stimoli dolorosi.
La fibromialgia è dunque una patologia cronica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso ma anche da disturbi del sonno, fatica cronica, alterazioni neurocognitive e molti altri sintomi, come la cefalea o la sindrome del colon irritabile. Questa condizione può manifestarsi a qualunque età, interessando prevalentemente il sesso femminile. Le donne presentano più probabilità di sviluppare la fibromialgia rispetto agli uomini, con un rapporto di incidenza pari a 9:1. Circa 3 milioni di persone ne soffrono solo in Italia. La patologia ha un andamento cronico e i sintomi possono persistere anche tutta la vita, ma non sono sempre presenti nella stessa intensità o con lo stesso livello di gravità: ci possono essere riacutizzazioni (peggioramenti) della sintomatologia più o meno ricorrenti.
Le cause della fibromialgia non sono come già detto ancora del tutto note ma pare ormai accertato che alla base vi sia una ipersensibilità al dolore, causata da una reazione anomala del cervello agli stimoli dolorosi. Si tratta quasi sicuramente di una patologia a genesi multifattoriale, cioè scatenata da più elementi:
• fattori genetici, come la predisposizione familiare o alcune mutazioni genetiche
• cause ormonali, con alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
• un’anomalia dei neurotrasmettitori, come un’alterazione dei livelli di serotonina, dopamina, noradrenalina.
Tra le possibili cause anche le infezioni, come la mononucleosi infettiva provocata dal virus di Epstein-Barr (EBV), il morbo di Lyme, la sindrome da contaminazione batterica del tenue (SIBO). Inoltre, possono contribuire allo sviluppo della fibromialgia anche traumi e lesioni, sforzi ripetuti, stress e disturbi del sonno.
Il dolore cronico è il sintomo principale della FMS. È diffuso in tutto il corpo, spesso inizia localmente e si diffonde in altre sedi col passare del tempo. Può essere descritto in vari modi (come sensazione di bruciore, rigidità, tensione, come un crampo, un taglio, una scossa, una pugnalata, ecc.) ed è variabile in intensità da un giorno all’altro, da un momento della giornata all’altro e in relazione a fattori esterni come attività e sforzo, sonno e stress. La maggior parte dei pazienti sperimenta costantemente un certo grado di dolore, talvolta così intenso da impedire le attività quotidiane.
Il sonno è un problema comune per i pazienti con FMS. Circa il 90% soffre di sonno non ristoratore, insieme a condizioni di insonnia come l’incapacità di addormentarsi o risvegli molto precoci. Da un punto di vista neurofisiologico, il sonno profondo di questi pazienti è disturbato, causando micro-risvegli notturni con un aumento di attività dei muscoli e del sistema nervoso, fino ad avere un sonno molto leggero, per cui ci si sveglia al minimo rumore. Molti pazienti soffrono di parasonnie come la sindrome delle gambe senza riposo, apnee notturne o bruxismo.
I disturbi cognitivi della FMS si manifestano con difficoltà nella concentrazione, nella memoria a breve termine, nella velocità delle azioni, nella capacità di multitasking, nella distrazione, nella confusione mentale e nella nebbia cognitiva (detta fibro-fog).
I pazienti con disturbi cognitivi gravi possono essere costretti a interrompere l’attività lavorativa.
Rigidità: sensazione di difficoltà nel movimento di varie articolazioni solitamente presente al risveglio mattutino. Alcuni fattori esterni, come il microclima e l’umidità, possono peggiorarla.
Sindromi dolorose: sono spesso associate alla FMS. Alcuni sintomi comuni, come la cefalea e i dolori addominali (sindrome del colon irritabile). La sindrome temporomandibolare e i disturbi dell’apparato uro-genitale (come la vulvodinia e la sindrome da vescica irritabile) sono anch’essi comuni e possono compromettere la qualità della vita.
Sintomi somatici: possono comprendere vari tipi di sintomi quali le parestesie (formicolii, bruciore, calore, punture di spilli) e la sensazione di gonfiore.
I pazienti con FMS riportano secchezza degli occhi e delle mucose, disturbi visivi, intolleranza al freddo alle estremità, difficoltà a camminare.
Sintomi pseudoallergici: Alcuni pazienti riportano disturbi che mimano una forma allergica (rinite, congiuntivite, macchie sulla pelle, irritazione generalizzata delle mucose). Questo tipo di reazioni può essere scatenato da sostanze chimiche presenti nell’ambiente (profumi, detersivi, ecc).
La diagnosi della fibromialgia è basata sui criteri dell’American College of Rheumatology (ACR) del 1990 che prevedono la presenza di dolore muscolo scheletrico diffuso (cioè che interessa entrambi i lati del corpo sia nella parte superiore che inferiore e che coinvolge tutta la colonna vertebrale) da almeno 3 mesi associato al dolore di almeno 11 dei 18 Tender Points. La tensione muscolare provoca rigidità articolare, che può limitare i movimenti e provocare senso di gonfiore, oltre a riflettersi a livello dei tendini, che diventano dolenti nei loro punti di inserzione. Questi punti tendinei dolenti costituiscono, con alcuni punti muscolari, i “tender points”, sono fondamentali durante la valutazione diagnostica. Con il termine Trender Points, in medicina vengono descritti i “punti di dolore” e sono specifici punti del corpo la cui pressione provoca dolore alla digito pressione in persone affette da fibromialgia.
Non esiste una cura risolutiva per la fibromialgia, che nella maggior parte dei casi è una condizione cronica. A seconda della severità del disturbo può essere utile la combinazione di diversi approcci terapeutici, come per esempio:
• l’impiego di farmaci per gestire il dolore e per migliorare la qualità del sonno (antidolorifici e antidepressivi, antiepilettici e miorilassanti);
• esercizio fisico (soprattutto attività aerobiche e stretching per allungare i muscoli);
• tecniche di rilassamento per gestire lo stress (terapia cognitivo comportamentale, meditazione, tecniche di respirazione profonda).
Occorre inoltre considerare gli aspetti di adattamento emotivo alla malattia e alla disabilità, che costituiscono un processo altamente soggettivo e che può causare un disagio psicologico e disturbi affettivi nelle persone affette da FMS. La fibromialgia non è una malattia psico-somatica come per molti anni si è erroneamente pensato, ma certamente vivere una vita fatta da una moltitudine di condizioni dolorose e invalidanti che rendono difficile a volte le attività quotidiane più semplici e quindi anche l’attività lavorativa e lo sviluppo delle relazioni sociali crea anche un malessere emotivo che può manifestare stati di ansia e depressione. La Fibromialgia è ritenuta dunque socialmente invalidante in quanto riduce la capacità di relazione di chi ne è affetto.