2024: la vera sfida è rimanere noi stessi

Il 2024 sarà un anno di sfide epocali destinate a rivoluzionare i connotati geopolitici dell’Occidente, un vero e proprio Armageddon il cui esito sarà determinato da un elemento su tutti: la coerenza.

Qualità che, guarda caso, ha consentito all’underdog Giorgia Meloni di costruire da zero il primo partito d’Italia e di arrivare alla guida della Nazione grazie a un percorso solido a tal punto da risultare inscalfibile perfino dinnanzi all’offensiva di un mainstream palesemente schierato sul fronte opposto, anche durante i primi 14 mesi di governo.

Questo, però, non significa affatto che la strada sarà in discesa, tutt’altro: illuderci che il pericolo più insidioso sia costituito dall’opposizione sgangherata di Schlein e Conte sarebbe un errore fatale così come, al contempo, dobbiamo scrollarci di dosso il residuo timore reverenziale nei confronti dei soloni dei media mainstream.

Parliamo di persone che, salvo rare eccezioni, si sostentano manipolando sistematicamente la realtà e sputando sentenze a senso unico senza aver mai combinato nulla di concreto in vita loro. Ecco, la prima regola per qualsiasi ministro, sottosegretario o parlamentare di maggioranza dovrebbe essere quella di cominciare la giornata leggendo i loro editoriali e poi fare l’esatto contrario.

Se Giorgia Meloni avesse dato retta a quei signori, a quest’ora avrebbe rinnegato perfino se stessa. Fortunatamente, oltre a essere di un altro livello, ha fatto tesoro delle esperienze fallimentari di chi, per compiacere la gauche caviar, polverizzò un’intera comunità politica.

Visto col senno di poi, quel suicidio fu certamente un bene, poiché fu proprio tra le macerie fumanti del ground zero della destra che Giorgia e l’attuale classe dirigente di Fratelli d’Italia ebbero l’audacia di scavare per recuperare quelle radici e curarle, affinché potessero germogliare nuovamente, più forti e rigogliose di prima.

Ovvio che, davanti all’encefalogramma piatto della sinistra, la passione e l’entusiasmo della nostra comunità politica faccia paura. Infatti, un giorno sì e l’altro pure, i presunti opinion maker di cui sopra arrivano a scrivere che – cito testualmente il primo esempio che mi capita tra le mani, un recente editoriale del Corriere della Sera – «il problema di Giorgia Meloni è lei stessa, il suo modo di interpretare il proprio ruolo, il contenuto che lei stessa è istintivamente portata ad attribuirgli».

Grazie a Dio, la leader di Fratelli d’Italia non ha mai accettato compromessi sul tema dell’identità poiché, come ha detto a chiare lettere lei stessa ad Atreju, «noi siamo oggi le stesse persone che eravamo ieri e saremo domani, e porteremo il nostro compito a termine, costi quel che costi».

Anche in termini di comunicazione, la capacità di non lasciarsi sedurre dalle sirene dell’establishment trasforma in punto di forza ciò che gli avversari si ostinano a dipingere come tallone d’Achille. Si tratta di un approccio fondamentale per fare in modo che FdI smentisca ancora una volta i pronostici e non ripeta gli errori che, negli anni scorsi, hanno portato Renzi, Salvini e M5S a perdere milioni di consensi proprio a causa della manifesta mancanza di coerenza tra parole e fatti.

Ora, come scrivevo all’inizio, l’anno che comincerà tra qualche ora sarà un vero e proprio spartiacque della storia, se non altro perché il 9 giugno si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo e il 5 novembre per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti.

In entrambi i casi non si tratta di un banale confronto tra partiti e candidati, la posta in gioco è infinitamente più alta perché a sfidarsi saranno due visioni del mondo distinte e distanti: da una parte i globalisti e le follie di ideologia woke e cancel culture, dall’altra chi, come noi, difende i valori della Civiltà Occidentale e non si omologherà mai al pensiero unico.

Di conseguenza, la visione del mondo che avrà la meglio orienterà l’approccio riguardo a macro-temi di enorme impatto economico e sociale tra cui Sovranità digitale (ergo, regolamentazione di Intelligenza Artificiale e Big Tech), immigrazione, conflitti in Ucraina e Medio Oriente, indipendenza energetica e rapporto con la Cina.

Per tutti questi motivi sarà fondamentale scegliere accuratamente le fonti da cui informarsi, perché è ormai oggettivo per chiunque che i media che si vendono come super partes siano invece sfacciatamente di parte e spaccino la loro opinione per verità assoluta, travisando scientificamente la realtà a loro uso e consumo. Sui fatti di casa nostra così come su ciò che avviene in America.

Una sfida che noi della Voce del Patriota raccogliamo con la consapevolezza necessaria per offrire ai nostri lettori una chiave di lettura sempre onesta e sincera, oltre che fieramente scevra dai condizionamenti di chi si finge amico ma non vede l’ora di accoltellarci alle spalle.

Che il 2024 sia davvero l’anno dei Patrioti.
Ciò che deve darci fiducia è che dipende solo da noi.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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