23 ottobre 1956, Rampelli (FdI): il popolo ungherese si ribella all’Armata Rossa

“Questo era all’epoca dei fatti il titolo de L’Unità, quotidiano del Partito Comunista italiano il cui rapporto con la dittatura sovietica era continuativo e palese. Compagni che sbagliano… Sbagliarono anche a giudicare i movimenti violenti degli anni ‘70, sbagliarono ad assolvere ante tempo gli assassini dei ragazzi di destra chiedendone l’impunità, sbagliarono a giudicare i primi fenomeni eversivi, fino al rapimento di Moro da parte delle Brigate Rosse, sbagliano a non condannare esplicitamente black block e centri sociali quando mettono a ferro e fuoco le città, rovesciano auto, incendiano i blindati dei carabinieri, aggrediscono i celerini, rompono vetrine, sbagliano a non far sgomberare gli edifici occupati abusivamente da movimenti estremisti che lucrano sui disperati o a contestare quando chi governa lo fa, sbagliano ad assecondare i trafficanti di esseri umani che sfruttano la miseria per consegnare alla criminalità migliaia di immigrati in cerca del benessere occidentale, sbagliano sempre… Ma non chiedono mai scusa perché incapaci di autocritica.
Eppure hanno la sfrontatezza di rinfacciare il fascismo a chi non la pensa come loro, chiedono abiure da un passato che nessuno ha mai rivendicato, tanto meno intende restaurare, ma loro, gli ‘illuminati’ filo bolscevichi hanno tifato per i carri armati sovietici e apostrofato la rivolta popolare ungherese come azione di “bande controrivoluzionarie” senza che la storia abbia loro ancora presentato il conto.
Qualcuno da sinistra parlerà oggi di questo anniversario o si nasconderanno ancora dietro il silenzio complice, giusto per coccolare coloro i quali a sinistra, in fondo, la pensano ancora così. Quel ‘sol dell’avvenire’ dietro al quale si sono consumate le peggiori nefandezze tramonta per sempre. Il sole non sorge più a est…”

E’ quanto scrive il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia sulla sua bacheca Facebook.

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