A Sanremo i ragazzi del Teatro Patologico ci danno una lezione di coraggio e umanità

Ieri a Sanremo c’è la stata una delle più grandi dimostrazioni di inclusione dei nostri giorni.

Perché, a volte, quando parliamo di inclusione, di essere ‘inclusivi’, tendiamo troppo spesso a dimenticare chi davvero è, drammaticamente, relegato ai margini della società.

E tutto questo non ha a che vedere affatto con le inclinazioni sessuali, con le teorie woke o della cultura gender. Perché, a pensarci bene, tutti gli ‘esponenti’ di cui sopra hanno un potentissimo mezzo, ovvero quello dei social, che li rende a tutti gli effetti inclusi nella società. Hanno la possibilità di parlare, di urlare e di far valere le proprie istanze. Hanno anche la possibilità, alcune volte, di dire castronerie insensate senza essere ripresi (vedi l’ultima vicenda di Francamente. E qui chiudiamo).

Eppure, quando si grida all’inclusione, a nessuno mai viene mente che ci sono davvero persone che, per una loro disabilità fisica o mentale, più o meno marcata, non hanno la possibilità di far sentire la loro voce. E quindi rimangono in silenzio, in un angolo, senza essere ascoltati.

Ma per fortuna al mondo c’è ancora qualcuno che comprende il vero significato di ‘inclusione’ e lavora sodo perché diventi una realtà.

E ieri, quando sul palco dell’Ariston sono arrivati una decina di ragazzi del Teatro Patologico, è stata una emozione senza precedenti. Perché su quel palco è arrivato tutto l’amore e tutto l’impegno che, francamente, non si vede spesso in questi artisti di oggi, più presi a fare like e a investire sulla loro prossima campagna pubblicitaria che a trasmettere emozioni.

Ed è così che, con una performance di poco più di dieci minuti, quei ragazzi e quelle ragazze che soffrono di patologie tra loro diverse, ma tuttavia uguali, ci hanno regalato una lezione di coraggio senza precedenti, facendoci emozionare e comprendere che la vera inclusione non passa per i social e le campagne mediatiche, ma attraverso mani che stringono l’un l’altra per darsi forza e che si trasformano in un abbraccio. Dentro e fuori dal palcoscenico.

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