A Trieste la sinistra non c’è: gli eredi di Tito non celebrano la vittoria italiana

A Trieste la grande assente è stata la sinistra, ovviamente. La sinistra che ancora non ha fatto i conti pienamente con il suo passato. Il punto è prendere le distanze dalle violenze titine contro gli italiani di Fiume, d’Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia, perpetrate in un odio anti-italiano che migliaia di persone hanno esperito sulla propria pelle. Gli sfollati di quell’odio comunista lo ricordano bene. A noi, invece, cittadini italiani del terzo millennio, corre l’obbligo di ricordare chi rimase vittima di quell’odio, chi perse la vita, dopo violenze e soprusi, perché ebbe la sfortuna di ritrovarsi nella furia della pulizia etnica jugoslava e delle truppe del generale macellaio Tito, al quale i comunisti italiani riservarono anche la massima onorificenza dello Stato. È questo, dunque, il problema: Tito per la sinistra continua a essere una sorta di padre politico, malgrado i suoi crimini, malgrado il suo odio tutto anti-italiano, malgrado (forse questo è considerato un pregio) fosse un dittatore comunista, secondo all’epoca soltanto a Stalin.

Il riscatto dalla tirannia

Trieste in questa storia c’entra perché da grande città pienamente italiana, dalla grande importanza strategia, dalla grande cultura e dal grande passato, crocevia di tanti popoli – Giorgia Meloni l’ha definita “allo stesso tempo “la più italiana” e “la più mitteleuropea” tra le città italiane” – rientrava nelle mire espansionistiche, sanguinarie, liberticide e di pulizia etnica di Tito. Arrivarono prima i comunisti a Trieste durante la guerra, dopo aver fatto stragi lungo tutta la costa ora croata e un po’ slovena. La posizione strategica di Trieste attirava: affaccia sul mare, si collega bene a Venezia e a tutto il Mediterraneo, ma alle spalle ha anche le Alpi, collega i popoli germanici dell’Austria e i popoli slavi via terra. Il 26 ottobre del 1954, dopo anni di rivolte, però, Trieste tornò italiana, grazie specialmente ai moti di tanti ragazzi, della gioventù che voleva liberarsi dalla dittatura comunista e voleva ritornare alla Patria che sentiva veramente sua, l’Italia. “Quel giorno – ha detto Giorgia Meloni –, la Patria tornava a Trieste e Trieste tornava alla Patria. Una giornata scolpita nella memoria del popolo italiano, arrivata al culmine di una lunga storia d’amore e di sofferenze, di sconfitte e di vittoria, di amarezze e di speranze”. Chissà se dall’esperienza non partirono i moti di protesa che, in mezza Europa orientale, volevano liberare i popoli dalla tirannia dell’Unione sovietica. A Praga così come a Budapest. In Italia possiamo vantare un riscatto riuscito dalla tirannia comunista, che va raccontato.

Il passato come un macigno

Quest’anno, per il settantesimo anniversario del ritorno di Trieste in Italia, la sinistra non ha festeggiato. Non ha festeggiato una vittoria italiana. Ma non c’è da aspettarsi altro, da chi chiede procedure d’infrazione, e quindi di fatto sanzioni, contro l’Italia. Da chi ha fatto ostruzionismo quando si è trattato di ritirare l’onorificenza concessa turpemente a un uccisore di italiani. L’approvazione all’unanimità del Museo del Ricordo sulle foibe in commissione Cultura sembrava l’inizio di un percorso di riappacificazione nazionale. Sembrava, perché Trieste è ancora una ferita aperta per gli incalliti comunisti, una sconfitta per chi credeva nel sogno delle internazionali. Ma i giovani triestini, che avevano imparato a loro spese cosa significava stare sotto una dittatura, chiedevano libertà. E la ottennero. Ieri in piazza Unità d’Italia, la bellissima piazza che affaccia direttamente sull’Adriatico, c’erano le Istituzioni: c’era Ignazio La Russa, c’era Luca Ciriani, c’era la destra friulana. Giorgia Meloni invia un intervento del quale abbiamo già parlato. Mancava la sinistra: il Pd cittadino ha scritto al prefetto su presunti “eventi di stampo filonazista”; la dem Debora Serracchiani, ex governatore della Regione, si fa viva sui social soltanto in serata. Quando il passato è ancora pesante come un macigno.

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1 commento

  1. QUESTA SINISTRA FA VOMITARE! SPUTA NEL PIATTO IN CUI MANGIA BULIMICAMENTE DA TROPPI ANNI. TUTTI GLI ITALIANI CHE HANNO SACRIFICATO LA LORO VITA PER IL PROPRIO PAESE NON POSSONO ESSERE DIMENTICATI E, SOPRATTUTTO, OLTRAGGIATI DA QUESTI TERRORISTI DI SINISTRA. MA LA SERRACCHIANI, CHI L’HA VOTATA? TITO? TRIESTE, SVEGLIA!!!!

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