L’auspicio è che il grido di allarme non rimanga inascoltato, ma sia un punto di partenza per risolvere i problemi dei cittadini nei quartieri più difficili di Napoli e della sua vasta area metropolitana: questo il principale tema posto nell’incontro tenutosi nell’ambito della kermesse “Tutta Nata Storia”, organizzato a Giugliano, terza città della Campania dopo Napoli e Salerno, da coordinamento provinciale partenopeo di Fratelli d’Italia che ha visto le istituzioni di tutti i livelli (locale, regionale, nazionale) dialogare con la gente e studiare strategie di contrasto al degrado, alla dispersione scolastica, alla criminalità.
All’appuntamento, a cui ha partecipato anche il parroco anti camorra del Rione Don Guanella di Scampia, don Aniello Manganiello sul tema “Modello Caivano, la sfida delle periferie”, ha preso parte anche il ministro dello Sport Andrea Abodi.
La presenza del rappresentante del governo Meloni è finalizzata a dare allo sport una centralità per il rilancio delle periferie: si tratta infatti di un volano che può aggregare i giovani e sottrarli a contesti difficili. “Quello che stiamo cercando di fare è accorciare le distanze, stabilire rapporti e offrire opportunità – sottolinea il ministro, – È fondamentale che le istituzioni su tutti i livelli, ovvero comunale, regionale e nazionale, incontrino le persone, si prendano responsabilità e provino a lanciare sfide da condividere. È un lavoro che ha bisogno di visione, pazienza ma soprattutto concretezza. Di parole ne sono state spese tante, adesso è il momento di dare risposte e la prima risposta è proprio stabilire rapporti di carattere umano: la politica non è distanza, ma deve essere prossimità. Ringrazio chi questa mattina ha voluto riunire le istituzioni: quello che conterà sarà gli impegni che ci prenderemo, la gente deve poter vedere una distanza breve tra le cose che diciamo e quelle che riusciremo a realizzare. Il modello Caivano può essere esportato in tutte le periferie d’Italia”.
Durante l’incontro, Abodi è tornato sul superamento della Legge Melandri. “Una prima bozza entro la fine dell’anno della Melandri sarà pronta, dopodiché inizierà il confronto con tutti i soggetti interessati, quindi poi informeremo anche il Coni, la Federazione, la Lega ed, attraverso essa, i club. È un modello che non riguarda soltanto la nuova frontiera tecnologica ma che oggi deve predisporsi alla contemporaneità. La Melandri è anche lo strumento per la mutualità, quindi le modalità di distribuzione dei diritti televisivi all’interno della Lega di A e una percentuale che va alle categorie al di sotto. Anche questo è un tema molto importante per noi, nella logica della competitività del calcio italiano in Europa e del campionato italiano in quanto tale”.
Infine, dal ministro Abodi un passaggio sul futuro della stadio Maradona di Napoli: “Io credo che le dichiarazioni e le decisioni debbano partire dal Comune, dal Sindaco e dal Presidente De Laurentiis. Il Governo ha dato una sua disponibilità ed ha una posizione rispettosa e non invadente. L’auspicio è quello che il Napoli possa certamente avere uno stadio moderno, funzionale ed accessibile alle persone con le varie forme di disabilità, uno degli elementi critici sui quali ci si concentra poco. C’è una competizione in atto per gli ultimi due stadi per ora, perché sembra che Roma, Milano e Torino siano un po’ più avanti, anche se a Roma e a Milano abbiamo ancora cose da fare. L’importante è che se si inizia un cantiere lo si faccia con un convincimento comune. Il presidente De Laurentiis ha le sue idee, il Sindaco custodisce un patrimonio, che è il Maradona, non solo immobiliare ma anche emotivo. De Laurentiis ha un’idea futuribile dello stadio e in questo lo apprezzo e lo comprendo. Bisogna cercare di trovare un punto di incontro e dev’esser fatto entro la fine dell’anno o l’inizio del prossimo anno, perché poi viene a mancare il tempo, tra cantieri ed altro. Ad ottobre 2026 – ha ricordato il ministro – devono essere decisi gli stadi italiani. Bisogna fare in modo che il 2026, in cui Napoli è Capitale dello Sport, non sia solo un anno di passaggio, ma che consacri l’impegno della città nel miglioramento delle infrastrutture. Con il Sindaco Manfredi stiamo parlando di tante iniziative, che riguardano anche le piccole infrastrutture politiche, ma ugualmente importanti dal punto di vista sociale”. “Adesso il nodo da sciogliere è il Maradona e l’augurio è che queste volontà che sono per ora non allineate trovino la sintonia per iniziare il percorso burocratico-amministrativo- ha concluso il ministro- Sappiamo che dal momento in cui si decide al momento in cui si apre il cantiere passano come minimo 1 anno e mezzo, 2 anni e noi il tempo non ce l’abbiamo più”.