Qualche giorno fa il Governo italiano ha annunciato un importante accordo con l’Albania in materia di immigrazione. Si tratta di un accordo che ricalca le idee più volte manifestate dal centrodestra e da Fratelli d’Italia in particolare, ovvero quello di istituire al di fuori dell’Unione europea dei centri per l’accoglienza dei migranti e la verifica in loco dei requisiti per il loro ingresso in Europa.
Sin da subito diversi Paesi membri hanno manifestato il proprio interesse verso tale accordo, non nascondendo nemmeno, in taluni casi, l’idea di prenderlo a modello e addirittura di volerlo replicare. Il che dimostra almeno due cose. La prima è che l’Unione europea debba assumersi in proprio la responsabilità della gestione dei flussi migratori, sulla scia del cambio di paradigma ora avvenuto, tramutando le dichiarazioni di intenti (vedi Ursula von der Leyen a Lampedusa) in fatti e sollevando i singoli stati membri da iniziative individuali. La seconda è l’alto valore dell’accordo appena concluso, che “rischia” di diventare un modello per chiunque abbia veramente la volontà di affrontare seriamente il problema delle migrazioni.
Ovviamente, l’opposizione non ha fatto mancare la polemica a prescindere, con i soliti dischi rotti di chi si straccia le vesti ogni volta che qualcuno prova a difendere i confini nazionali. Polemiche, manco a dirlo, anche dalla stampa politicamente schierata, che non si è capito se fosse più indispettita per l’apprezzamento che il Governo ha ricevuto in Europa o per la pochezza dell’opposizione italiana. Tipico esempio è stata la Schlein: pur avendo confessato di non aver letto il protocollo, ha potuto ben affermare che lo stesso “sembra in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo”… una capacità di predizione finora sconosciuta… e fallace peraltro!
Perché, come da fior di giuristi affermato, l’accordo non viola alcuna norma di diritto. Ne prendiamo uno per tutti, dal nome altisonante e degno della massima considerazione: il professor Sabino Cassese.
Intervistato per Il Foglio da Carmelo Caruso, che non ha minimamente lesinato commenti al vetriolo e un certo astio nei confronti del Governo, il professor Cassese ha affrontato con dovizia di particolari la vicenda, rispondendo in maniera chiara e puntuale alle provocazioni del giornalista, che ha bollato l’accordo come nove pagine “scritte di fretta, da un amministratore di condominio”. Sarà anche stato scritto di fretta (e così, evidentemente, non è) ma, secondo Cassese, le strutture sul territorio albanese dovrebbero “ospitare circa 3.000 immigrati, per il tempo consentito dalle norme italiane ed europee, che vuol dire circa 45.000 immigrati all’anno”. Un numero considerevole, soprattutto guardando la finalità dell’accordo che, parole di Cassese, è “quella di potenziamento della capacità amministrativa, e principalmente di evitare movimenti secondari, ciò che farà felici i paesi che sono destinatari dei movimenti secondari, in particolare Germania e Francia”. Sotto questo aspetto, assolutamente non trascurabile né per l’Italia né per gli altri Stati membri, Cassese conclude spiegando che “mi sembra un accordo utile”.
Il richiamo alle norme del diritto italiano ed europeo è stato il filo conduttore del professor Cassese durante tutta l’intervista, soprattutto in risposta ai continui tentativi di Caruso di trovare falle nell’accordo in questione. Si è passati quindi alla sostituzione del regolamento di Dublino, al documento della Commissione europea sull’esternalizzazione dell’asilo, al principio di “non refoulement”, alle procedure amministrative eseguite negli hotspot. Una provocazione dopo l’altra, sempre respinta al mittente. Fino al gran finale, in cui Caruso ha provato a giocare con l’artiglieria pesante: prima la Germania, poi la Cedu.
Prima la maliziosa domanda sulla Meloni che “dice che la Germania ci copierà. Davvero ci copierà?” alla quale il professor Cassese ha risposto ribadendo un concetto già espresso e aggiungendo un particolare di non poco conto: “Bisogna tener conto che l’immigrato che irregolarmente abbandona il centro in Albania si trova in un paese che non fa parte dell’Unione europea, per cui il suo ingresso in altro paese europeo, con un movimento secondario, diventa difficile. E questo dovrebbe trovare l’approvazione dell’Unione europea perché corrisponde agli interessi nazionale degli altri paesi europei”. Chi esce da un centro in Sicilia piuttosto che in Calabria o altrove in Italia si trova, senza ombra di dubbio, già nell’Unione europea. Cosa che invece non si può dire per chi esce dal centro in Albania. Un accordo che guarda quindi all’interesse dell’Italia, ma anche a quello degli altri Stati membri e, in generale, dell’Unione europea. Quanti piccioni con una fava…
Poi il gran finale di Caruso, che ha vagamente indossato i panni sbiaditi della Schlein, evidentemente poco convinto dall’armocromista personale… A proposito di diritto violato Caruso domanda a Cassese se “l’Italia non rischia di finire sotto processo? È sicuro che non saremo processati dalla Cedu come è già accaduto nel 2012?” Cassese, che in fatto di diritto può vantare una conoscenza leggermente superiore a quella di Caruso, non ha alcun dubbio: “No, se la procedura di frontiera viene accuratamente rispettata, anche se in un luogo diverso dal territorio nazionale, ma gestito da autorità italiane, in quanto l’accordo prevede chiaramente il rispetto del diritto europeo e quindi di quello italiano”. Ribadiamo, anche per tranquillizzare la Schlein e l’opposizione tutta: l’accordo prevede chiaramente il rispetto del diritto europeo e quindi di quello italiano.
Anche stavolta Caruso respinto con perdite, nonostante il finale pirotecnico che aveva preparato. In un certo qual modo può però pensare ai lettori ed essere contento lo stesso: lui non si sarà divertito, noi invece tantissimo!