Il primo accordo tra governo e Regioni dell’anno solare è stato firmato con l’Emilia-Romagna, a Bologna. Si tratta del settimo accordo per lo Sviluppo e la Coesione siglato dal governo Meloni: procede spedito dunque il lavoro dell’esecutivo per distribuire le risorse del Fondo di sviluppo e coesione previsto dai Trattati europei. Come ricordato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha presentato il progetto assieme al presidente regionale Stefano Bonaccini, l’obiettivo di questi accordi è quello di colmare il divario che intercorre non solo tra le varie macroaree, ma anche tra zone di una stessa Regione: “Quando si parla di disparità tra i territori – ha detto Meloni – non si parla solamente ovviamente del divario Nord e Sud, ma si parla anche per esempio del divario tra costa Tirrenica e costa Adriatica e dei divari che si hanno all’interno delle singole Regioni, per esempio tra aree interne e città metropolitane”.
Meloni ha poi ricordato l’importanza della condivisione del Piano: la peculiarità in effetti sta nel fatto che i fondi vengono affidati alle Regioni secondo progetti voluti dalle stesse ma condivisi col governo nazionale. Questo, ovviamente, non avviene per limitare il campo di azione delle amministrazioni locali e soggiogarlo al potere esecutivo, ma difatti per rientrare i progetti in quadro più ampio che possa coordinare in qualche modo la singola Regioni con l’indirizzo applicato dal governo centrale e dalle altre Regioni. È un obiettivo, insomma, di unità nazionale: bisogna infatti “fare in modo – secondo Meloni – che non si vada in ordine sparso, che non ci si consideri delle Nazioni separate, nelle quali ognuna viaggia secondo le proprie priorità”. Ed è anche questo il motivo per cui, come ha spiegato Meloni, si è scelta una vicinanza tra utilizzo del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione e quello del PNRR, le cui competenze ricadono per entrambe sul ministro Fitto: l’intento del governo è creare una strategia unica verso la quale indirizzare l’utilizzo delle varie risorse, e magari servirsi delle une per compensare le altre.
Nel dettaglio, come già accaduto per altre Regioni, l’accordo non si disperde in vari microprogetti ma su poche, strategiche macroaree di intervento: in totale 92 progetti, per uno stanziamento finale di 687 milioni di euro. Regione Emilia-Romagna e governo ha destinato i fondi in “sviluppo, crescita, infrastrutture, futuro”, con un occhio di riguardo per prevenzione degli effetti del cambiamento climatico e per la ricostruzione dopo l’alluvione dello scorso anno (per la quale sono previsti anche 1,2 miliardi di euro dal PNRR) : 137 milioni andranno per la messa in sicurezza delle infrastrutture statali, 27 milioni per opere idrauliche, 95 milioni per la riqualificazione urbana, 20 per l’interporto di Bologna, 14 per l’edilizia universitaria, 35 milioni per la realizzazione a Maranello del Motor Valley Village, “strumento che consenta di sviluppare percorsi formativi nell’ambito dell’automotive” e che mette insieme “tradizione, made in Italy, eccellenza, formazione, modernità”.
Vige la clausola del definanziamento tramite cui possono essere sottratte le risorse destinate a quei progetti che, per negligenza o altre motivazioni, non potranno essere portati a termine, rischiando così di sperperare i fondi. In passato infatti, secondo Meloni, “il problema è stato che sulla spesa di queste risorse, particolarmente per quella che era la quota nazionale del Fondo, si sono troppo spesso registrati ritardi che in alcuni casi non hanno consentito di spendere quelle risorse”. È questa la motivazione che sta spingendo il governo ad accelerare sui lavori delle singole Regioni. Una velocità riconosciuta anche dal presidente Bonaccini, che nel suo intervento ha ringraziato Giorgia Meloni per aver mantenuto la sua promessa soprattutto in merito agli interventi post-alluvione che, grazie alla riconoscenza su cui l’esecutivo può contare a livello internazionale, sono arrivati anche da fondi europei. “Grazie – ha detto Bonaccini – per la determinazione avuta dal Governo”.