Addio alla maratoneta ugandese Rebecca Cheptegei

Sono accorsi in migliaia, sabato a Bukwo (Uganda), a dare il loro ultimo saluto a Rebecca Cheptegei, la fondista che la scorsa settimana è stata uccisa dal suo compagno, sembra per una lite a causa di un terreno che lei aveva acquistato in Kenya, per fabbricarci una casa in cui vivere vicino ai centri sportivi in cui voleva allenarsi. Una lite in seguito alla quale l’uomo l’ha cosparsa di benzina e poi bruciata viva. Davanti ai suoi figli e alla sorella adolescente.

Rebecca aveva 33 anni e con sforzi e sacrificio si era costruita una carriera sportiva che l’aveva vista correre, con successo, in tutto il mondo. La sua ultima gara, circa un mese fa, erano state le Olimpiadi di Parigi 2024. Aveva corso, tagliando il traguardo al 44° posto, la Maratona. La gara forse più significativa e tradizionale della competizione a cinque cerchi. 

L’atleta ugandese, riferiscono i media, è stata commemorata alla vigilia delle esequie da amici e attivisti per i diritti delle donne. Radunatisi attorno alla bara dell’atleta per onorarne la memoria, i familiari l’hanno descritta come “un pilastro della famiglia”. Molti dei presenti indossavano magliette con l’immagine di Rebecca e tante donne, accompagnando il carro funebre che da Eldoret, in Kenya, l’avrebbe riportata in Uganda, hanno esposto cartelli con scritto “Essere una donna non dovrebbe essere una condanna a morte”. E ancora: “Una casa in cui una donna non è al sicuro non è una casa”. 

Il volto di Rebecca fa parte della galleria di ritratti, purtroppo sempre più affollata, di donne vittime di atti di violenza barbarica. Galleria di fronte alla quale non si può non provare indignazione e dolore, ma non basta. Servono a poco, infatti, le pur giuste espressioni di condanna se poi ad esse non fanno seguito atti concreti per migliorare, ovunque nel mondo, la condizione delle donne. E’ sacrosanto chiedere giustizia per tutte quelle che sono vittime di aggressioni sempre più frequentemente mortali, ma dobbiamo fare in modo che queste rivendicazioni non cadano nel vuoto. Come scrive su AfricaExpress Costantino Muscau commentando l’ondata internazionale di tributi e cordoglio dedicati a Cheptegei, “speriamo che non durino lo spazio dell’emozione momentanea. Per non tradire Rebecca e tutte le donne vittime di violenza”.

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