È finita l’epoca dei bonus e dei soldi statali sperperati ed elargiti come un panem et circenses 2.0. Uno degli obiettivi di Fratelli d’Italia già durante la campagna elettorale del 2022 era proprio l’eliminazione del Superbonus, una delle misure più ingenti di sempre per le casse dello Stato. Già allora, infatti, le relazioni di autorevoli istituti finanziari, tra cui UPB e Banca d’Italia, avevano rilasciato dati allarmanti: se da un lato, infatti, il Superbonus ha avuto il pregio di rilanciare il settore delle costruzioni, dall’altro ha superato nettamente le previsioni iniziali di spesa, con continui aggiornamenti (in negativo) che hanno protratto il suo gravare sulle casse dello Stato nel tempo. Ulteriori rilevamenti hanno poi peggiorato la questione, con le ripetute frodi perpetrate ai danni dello Stato: complice una norma scritta così male da risultare semplice ogni tentativo di aggiramento.
Ma a fare maggiormente specie è che proprio in quella campagna elettorale del 2022, mentre Fratelli d’Italia combatteva contro lo sperpero di risorse pubbliche voluto dal governo giallo-rosso, i partiti di opposizione continuavano a rivendicare le proprie misure, come pure hanno fatto dopo la sconfitta alle urne. In quell’occasione, in particolare, fu quasi spropositato l’utilizzo del termine “gratis”, ad indicare che solo grazie al governo Conte era stato possibile ristrutturare la propria abitazione a costo zero. La volontà del Movimento Cinque Stelle era chiarissima: creare una narrazione tramite la quale far passare il Superbonus come una misura gratuita della quale gli italiani potevano servirsi liberamente. Ma di gratuito, il Superbonus non aveva proprio nulla: è stimato in 140 miliardi di euro il peso che esso comporta sull’erario, gravando circa per 2000 euro su ogni cittadino, anche su quelli che di case non ne posseggono neppure una. Altro che gratuito: una disfatta, se si considera che la misura ha avuto maggiore applicazione nella fascia più ricca della Nazione.
La demagogia della sinistra tuttavia sta per finire: un ordine del giorno presentato da Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, mira proprio all’eliminazione della parola “gratis” e affini per indicare “prestazioni o servizi statali che – si legge – seppur a fronte di un mancato pagamento diretto da parte del cittadino destinatario, comportino per la loro realizzazione oneri diretti o indiretti a carico della finanza pubblica”. Una misura di buonsenso insomma, che si prefigge l’obiettivo di controllare un potenziale fenomeno propagandistico che in futuro avrebbe potuto dilagare e del quale il Superbonus si staglia come primo pericoloso precedente: creare una misura a spese dello Stato ed elargirla spacciandola per gratuita al solo scopo di crearsi un bacino elettorale sicuro, legato alle risorse statali. Probabilmente – e lo si spera – non era questo il fine ultimo del Superbonus, ma il suo risultato (oltreché alla disastrosa risposta finanziaria) è stato effettivamente questo: il beneficio del dubbio che lasciamo alla sinistra, però, crolla quando PD e M5S scelgono di votare contrariamente all’ordine del giorno. In ogni modo, il Superbonus si coniuga come un punto di non ritorno al quale Fratelli d’Italia ha convintamente voluto dare un taglio, stoppando in modo definitivo la misura e garantendo una corrente informazione delle misure varate dal governo, in virtù di una coerenza e di una lealtà politica che certe volte a sinistra appaiono flebili e carenti. Alla fine, si può dire che l’unico pregio del Superbonus sarà quello di non permettere la nascita di altri Superbonus in futuro.