Insinuazioni, critiche e accuse incrociate dietro il sipario calato sul Ddl Zan. Oltre ai voti favorevoli alla “tagliola”, l’altra causa dell’affossamento della discussione del Ddl Zan è stata ovviamente la presenza in Aula dei rispettivi gruppi: tra i partiti che hanno giocato un ruolo principale nell’affrontare la discussione di questo provvedimento c’è Fratelli d’Italia che sin dall’inizio ha dimostrato coerenza e soprattutto forte compattezza.
Scorrendo i numeri delle 288 presenze durante la votazione nell’Aula del Senato, infatti, si nota come il partito di Giorgia Meloni sia stato l’unico a risultare al completo coi suoi 21 senatori. Le assenze, dunque, hanno giocato un ruolo determinante nell’esito della discussione: mentre nel centrodestra erano presenti 62 senatori della Lega su 64, sono state 3 le assenze registrate in Forza Italia rispetto al totale di 49 (uno dei quali ha votato contro la proposta di Lega e Fdi). Discorso simile nel centrosinistra: il Pd ha contato 2 assenze su 38, stesso numero di assenze nel gruppo dei 74 senatori Cinquestelle; 4 assenti su 16 per Italia Viva, mentre una sola defezione nel gruppo delle Autonomie su 8 senatori, così come anche L’alternativa c’è ha contato una sola assenza su 4 senatori.
Già da questi numeri, dunque, si capisce come l’analisi fornita dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, non stia in piedi: “Hanno voluto fermare il futuro – ha commentato su Twitter – Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato”. Viste le assenze nel Pd e in tutto il centrosinistra, ci si chiede con chi ce l’abbia Letta, fresco di elezione alla Camera nel seggio di Siena negli stessi giorni in cui ha rivendicato con toni trionfalistici il risultato delle ultime elezioni amministrative. “Abbiamo dimostrato che la destra è battibile”, aveva sentenziato. La stessa spavalderia è stata confermata ieri, subito dopo l’affossamento del Ddl Zan: “Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà”. Bene, bravo, bis: Letta dimostri questo coraggio e decida di sfidare questa “destra battibile” alle elezioni subito dopo la nomina del Presidente della Repubblica. Magari ricordandosi di inserire Ddl Zan e ius soli tra i punti programmatici di una sinistra che lancia queste battaglie solo quando ricopre incarichi di potere senza passare per la sfida delle elezioni.
“Patetiche le accuse di Letta, Conte e della sinistra – ha commentato il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – i primi ad aver affossato la legge sono i suoi stessi firmatari, Zan in testa, che in questa proposta hanno scritto e difeso fino alla fine norme e principi surreali (dal self-id al gender nelle scuole) che nulla avevano a che fare con la lotta alle discriminazioni”. Proprio Fratelli d’Italia ha dimostrato coerenza e forte compattezza: “Siamo stati l’unico gruppo interamente presente e unito nel voto È una vittoria che non appartiene solo a noi ma anche a tutte le realtà, le associazioni, le famiglie e i cittadini che in questi mesi si sono battuti ad ogni livello per denunciare follie, contraddizioni e aspetti negativi di una follia firmata Pd-Cinquestelle di cui l’Italia non aveva alcun bisogno”. Il presidente del partito ha poi rivolto i suoi complimenti direttamente ai senatori di Fdi subito dopo la votazione sul Ddl Zan, nella riunione che era stata programmata da tempo a Palazzo Madama per fare il punto dell’attività parlamentare del gruppo.
Fratelli d’Italia – dunque, unico gruppo parlamentare all’opposizione – ha dimostrato ancora una volta coerenza e compattezza, di essere protagonista nelle discussioni sui principali provvedimenti da discutere, come quella sul Ddl Zan, che ha dimostrato come in Parlamento ci sia una nuova maggioranza politica diversa da quella che compone l’anima dell’esecutivo.