C’è qualcosa che non va: i numeri dell’economia italiana migliorano di giorno in giorno, ma i sindacati – quelli più ideologicamente schierati, sia chiaro – si preparano allo sciopero generale, invocando addirittura la “rivolta sociale“. Al centro del panel “Dai sussidi al lavoro. L’Italia torna a correre” a “Prima le idee”, la due giorni di Fratelli d’Italia ad Andria, gli intervenuti si sono interrogati proprio su questo curioso doppiopesismo: quando al governo c’era la sinistra, i sindacati erano spesso docili e conniventi con le politiche dell’esecutivo, oggi che i dati migliorano si invoca la protesta generale.
Calderone: “In Italia c’è un’inversione di tendenza”
Si capisce, tuttavia, come si tratti di una scelta ideologica. Andrea Volpi, deputato di Fratelli d’Italia, ha ricordato che “tutti gli indicatori economici ci dicono che l’Italia va meglio“: dall’occupazione mai così alta alla disoccupazione ai minimi dal 2007; dal Pil in crescita all’export che è record. Con le politiche del Governo Meloni che fin qui hanno fruttato centinaia di migliaia di posti di lavoro in più, anche e soprattutto per donne, giovani e specialmente al Sud, anche per ciò che riguarda il reinserimento nel mondo del lavoro. Al panel presso il chiostro di San Francesco di Andria, è intervenuto da remoto anche il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone, che ha ricordato come in Italia sia in atto una chiara “inversione di tendenza” rispetto agli ultimi anni. A quando, insomma, in Italia, e specie nel Sud, regnava il Reddito di Cittadinanza: “Il sussidio – ha detto il ministro – era in concorrenza con il lavoro”, talvolta riuscendo a rallentarlo e a bloccarlo, a renderlo insomma molto meno appetibile. Ma le scelte del Governo, che hanno richiesto anche importanti sacrifici – per Calderone si tratta di “riforme fatte non a cuor leggero” – sono state direzionate sempre verso il pieno rispetto della Costituzione e dell’articolo 1. C’è ancora molto da fare: “Non bisogna mai pensare di essere arrivati” ha detto il ministro, rassicurando comunque che il lavoro del Governo non si ferma qui. Un Governo che “ha un orizzonte temporale importante”, che mira a completare il mandato legislativo, e “in cinque anni – ha assicurato – avremo la capacità di visione per consegnare agli italiani un Paese diverso”.
Il cambio di paradigma al Sud
In effetti il cambio di paradigma già c’è stato. Secondo Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, “l’Italia era genuflessa” alla volontà delle altre potenze internazionali. Ma grazie anche e soprattutto all’impegno di un Presidente del Consiglio che ha saputo riproporre una nuova immagine di Italia nel mondo, credendo nelle sue capacità, nella “forza degli italiani”, Roma è rinata agli occhi del mondo. E lo ha fatto tramite un paradigma del tutto nuovo: dicendo basta con il mero assistenzialismo e iniziando a puntare sulle politiche sociali, sul lavoro, soprattutto al Sud che, come ha ricordato il viceministro, vede crescere le occupazioni in percentuale più che al Nord. Bisogna proseguire dunque su questa strada perché “il gap tra Nord e Sud è ancora tanto”: e puntare sul Sud deve essere la prerogativa non solo dell’Italia ma anche dell’Europa, perché i suoi “margini di crescita sono enormi”. Da qui, dunque, anche il Piano Mattei, il grande piano di investimenti per l’Africa ideato dal Governo Meloni, che crede nella crescita e nello sviluppo di un continente troppo marginalizzato e sfruttato negativamente.
Sinistra ancorata al passato. In questo contesto, mentre il centrodestra fa grande l’Italia, la sinistra resta ferma a vecchie e ataviche proposte, come quella del salario minimo. Ne ha parlato Lorenzo Malagola, deputato di Fratelli d’Italia, per il quale garantire un’entrata di base per tutti i lavoratori sarebbe un intervento a gamba tesa dello Stato nel mercato, che invece deve essere lasciato più libero di operare. Sarebbe un rischio anche perché potrebbe provocare un “effetto al ribasso”, con i salari più alti che si adegueranno a quelli più bassi. Per ovviare a ciò, allora, l’onorevole ha proposto di alzare i salari medi: e questo avviene incentivando la contrattazione, le assunzioni, i rinnovi, anche attraverso meccanismi di premialità e di defiscalizzazione. Anche perché sono già molti i meccanismi, e meglio funzionanti, a tutela dei salari dei lavoratori: su tutti i contratti nazionali, che vanno incentivati. Centrale, infine, anche il tema della sicurezza del lavoro, con il Governo Meloni che ha già proposto molti correttivi, come spiegato dall’onorevole di Fratelli d’Italia Marcello Coppo: in primis, aumentando gli ispettori specie sul lavoro in nero, che è lì dove le regole sulla sicurezza vengono rispettate di meno. E poi sfruttando anche la tecnologia e la formazione per i lavoratori, specialmente per combattere la distrazione che è tra le principali cause delle morti sul lavoro.