Se n’è andato per sempre uno degli Azzurri di Italia ’90, sconfitto da un brutto male. Salvatore Schillaci, per tutti Totò, si è spento nelle scorse ore nella sua Palermo. La notizia, che ha fatto il giro del mondo, ha destato grande dispiacere e commozione.
Nato nel capoluogo siciliano, Schillaci ha iniziato a tirare calci ad un pallone in una squadra dilettantistica della sua città: poi, nel 1982, viene acquistato dal Messina e a suon di goal si conquista l’amore dei tifosi. Quindi, dopo sette stagioni in giallorosso, passa alla Juventus (1989) ed in seguito all’Inter (1992). La carriera calcistica, un po’ altalenante anche perché costellata da alcuni gravi infortuni, Totò la conclude in Giappone, dove gioca con buoni risultati fino al 1997.
Dopo il ritiro ufficiale, nel 1999, torna in Italia. E da uomo semplice e vero quale è sempre stato, si impegna per i ragazzi della sua Sicilia, gestendo scuole calcio e squadre giovanili. Partecipa anche ad alcuni film e programmi televisivi, in cui porta la sua genuina veracità.
Per la maggior parte degli italiani, comunque, resta una delle stelle più brillanti di quelle “notti magiche, inseguendo un goal” di cui cantava Gianna Nannini. Notti dell’estate del 1990, trascorse a tifare la nazionale italiana ai Mondiali di calcio che si disputavano proprio nel nostro Paese.
Ricordando quelle notti, lo stesso Totò disse: “Nemmeno un folle avrebbe mai potuto immaginare cosa mi stava per accadere. Ci sono periodi nella vita di un calciatore nei quali ti riesce tutto. Basta che respiri e la metti dentro. Per me questo stato di grazia è coinciso con quel campionato del mondo. Vuol dire che qualcuno, da lassù, ha deciso che Totò Schillaci dovesse diventare l’eroe di Italia ’90”. Un Mondiale che volevamo vincere e grazie anche alle reti di Totò abbiamo sognato fin quasi alla fine: salimmo infatti sul terzo gradino del podio. Una delusione? Forse. Ma quell’estate non l’abbiamo mai dimenticata. E non dimenticheremo nemmeno chi l’ha resa grande. “Con Totò Schillaci se ne va un simbolo di un calcio che non c’è più. Un calcio più umano e familiare” dice il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese. Che aggiunge: “Schillaci è stato intensa icona di un calcio popolare che parte dalle periferie” per arrivare ai “grandi successi conquistati negli anni successivi, che lo hanno visto divenire stella dell’Olimpo del calcio rimanendo sempre sé stesso: un uomo semplice che non ha mai dimenticato le sue radici. Ci mancherà”.