Agenti penitenziari accusati di tortura a Caserta. Speranzon (FdI): “Risolvere i problemi delle carceri invece che condannare chi lavora”

Cinquantadue misure cautelari nei confronti di altrettanti appartenenti al corpo di polizia penitenziaria che operano nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere per gli scontri all’interno del penitenziario nell’aprile 2020, in pieno lockdown.
“Ancora una volta, non si agisce sulle reali cause di questi scontri”, denuncia il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Regionale del Veneto, Raffaele Speranzon. “Le carceri italiane sono  sovraffollate, mentre il personale della polizia penitenziaria è sempre più in difficoltà di organico: già a marzo dello scorso anno, quando scoppiavano le prime rivolte, ho chiesto l’istituzione di un tavolo di emergenza nazionale e l’utilizzo dell’Esercito nelle situazioni più insostenibili, ed anche la scorsa settimana in occasione alla visita al carcere femminile di Venezia ho ribadito la necessità di mettere in grado gli agenti penitenziari di poter svolgere il loro lavoro in sicurezza, per loro e per i detenuti. Massima fiducia nell’operato della magistratura e nella polizia penitenziaria; il Governo provveda alle assunzioni per far sì che le nostre carceri non siano costrette ancora ad operare in stato di perenne emergenza”.

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