Grande fiducia nelle soluzioni del Governo Meloni, bassa invece quella riposta nelle politiche comunitarie. È quello che è emerso, chiaramente, da una ricerca condotta da Tecnè in merito alla percezione delle politiche nazionali nel settore agroalimentare. È ormai risaputo che l’esecutivo italiano è uno dei più amati dal comparto agricolo, specialmente grazie alla sua risposta alle derive della Commissione europea sulla transizione ecologica. Insomma, gli agricoltori hanno sempre visto nel Governo Meloni uno scudo per difendersi dalle teorie green che hanno affossato l’economia di mezzo continente. L’indagine condotta da Tecnè fa venire fuori in toto questa percezione: si evince, infatti, che le politiche del governo italiano vengono percepite come efficaci dal 63,5% delle imprese italiane. Si ferma invece prima del 40% la percezione positiva sulle politiche europee. Lo studio non si ferma qui: è possibile infatti fare una comparazione con altri due Stati, la Polonia e la Francia, pure inseriti nell’indagine: a Varsavia il 50% degli imprenditori agricoli reputa positive le politiche dei loro governi, in Francia soltanto il 41%. A dimostrazione di come in Italia il governo di centrodestra sia garanzia per un intero comparto. Garanzia di trovare ferma difesa contro le assurde derive green. Secondo Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura del Senato, tutto ciò avviene perché “gli operatori dell’industria agroalimentare riconoscono il fatto che il governo italiano ha rimesso al centro dell’azione di governo questo settore che per troppi anni si è sentito trascurato”. E sono tanti i motivi per i quali gli agricoltori stanno dalla parte di Giorgia Meloni: il loro consenso si deve “allo stanziamento monstre di risorse, ad alcune scelte intraprese nel campo dell’innovazione e allo sviluppo della sperimentazione a terra delle Tea (tecniche di evoluzione assistita)”. Secondo il senatore di Fratelli d’Italia, che ha presentato i dati in una conferenza presso la Sala Caduti di Nassiriya del Senato, lo studio è “uno straordinario supporto e riconoscimento del lavoro svolto dal governo italiano, e in particolare dal ministro Lollobrigida”.
Agricoltori protetti dalla concorrenza sleale
C’è dell’altro. Il documento dice che quasi il 90% degli imprenditori agricoli percepisce come sleale la concorrenza dei Paesi extra-Ue, per il semplice fatto, come più ha ribadito Fratelli d’Italia, che non sono sottoposti agli stessi vincoli che invece gravano sulla produzione, e quindi sull’economia, dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca nostrana. Secondo l’Agenzia Dire che ha riportato i risultati del lavoro, c’è la chiara volontà di proteggere i prodotti italiani: “La protezione del marchio Made in Italy è prioritaria per il 97,5% delle imprese”. Ma, si chiarisce, “sotto il governo Meloni, il 63,2% delle imprese ha percepito un miglioramento nel settore agroindustriale, con una valutazione positiva del 68,9% sulla protezione dai competitor extra-UE”. Festeggia dunque De Carlo: “Questa è la testimonianza del grande lavoro fatto, che ha rimesso l’agricoltura in Italia al centro dell’azione del governo, dopo anni nei quali era stata relegata a materia minore. Ma è anche la certificazione che il governo italiano si sia fatto carico di sostenere posizioni coraggiose a tutela degli agricoltori per chiudere una volta per tutte con la dicotomia agricoltore-grande inquinatore. Per l’appunto il 92% delle imprese agricole ammette di lavorare con un occhio particolarmente sensibile alla sostenibilità, dimostrando che la presenza sul mercato e l’attenzione alla situazione climatica possono convivere se approcciate con chi, come gli agricoltori, si occupa di ambiente da prima che – ha concluso – divenisse un tema caldo dell’agenda politica”.