Albania, Meloni visita i nuovi Cpr in costruzione: “Nuova fase della gestione dell’immigrazione”

Qualcuno è stato subito pronto a urlare alla passerella pre-elezioni. Altri continuano a parlare del fallimento dell’accordo con l’Albania, altri ancora della violazione dei diritti umani. Inutile dire che la verità è un’altra: il Protocollo d’intesa siglato a novembre tra il governo italiano e quello albanese non viola i diritti dell’immigrato, nei centri che verranno costruiti lungo le coste albanesi e completati probabilmente entro l’autunno sarà in vigore la giurisdizione italiana e serviranno per snellire il carico di persone che sopraggiunge sulle coste nostrane. E quella di Meloni non è una semplice passerella: visitare oggi Tirana, incontrare il premier Edi Rama e verificare lo stato di avanzamento dei lavori delle due strutture ricettive a Shengjin e Gjader, è un modo per rimarcare la centralità del problema migratorio nell’azione di governo e la volontà di portare anche in Europa la questione.

Rama risponde alla sinistra italiana: “La tessera di partito non c’entra”

Un modo anche per dimostrare vicinanza al premier albanese Edi Rama dopo le rovinose critiche rivolte dalla sinistra italiana. Partite mesi fa, dal richiedere la sua espulsione dai socialisti europei, culminate domenica sera, quando un servizio mandato in onda su Rai Tre (che – ricordiamo – è servizio pubblico, altro che “Tele-Meloni”) durante Report descriveva l’Albania come una sorta di narco-Stato con rapporti con la criminalità organizzata. Critiche, accuse, fango, molto distanti tra l’altro dalle parole usate dalla sinistra negli anni scorsi per descrivere il governo di Edi Rama. La narrazione, evidentemente, è cambiata da quando il premier albanese ha deciso di collaborare (anche) con il governo di centrodestra. Ipocrisia fatta notare dalla lettera rilasciata dai parlamentari della maggioranza all’ambasciatrice albanese in italiana con cui hanno preso le distanze dai fatti. Anche il premier Rama, pochi minuti fa, in conferenza stampa congiunta con Giorgia Meloni, ha avuto l’occasione per rispondere alle critiche: “quando fanno delle valutazioni sull’agire del governo albanese verso l’Italia”, i “miei cari compagni della sinistra italiana”, così li chiama ironicamente Rama, “devono capire che la tessera di partito e l’appartenenza a un campo politico non c’entrano nulla. Il governo italiano per noi è stato, è e sarà sempre il governo di un Paese amico, un’amicizia molto speciale e un’alleanza strategica che noi vogliamo sviluppare e rafforzare”. Dunque, al di là dei pretestuosi attacchi, il Protocollo nasce dai buoni rapporti tra Italia e Albania, coltivati negli anni, secondo uno spirito di cooperazione distante anni luce dalle visioni ideologiche della sinistra.

Un nuovo modello per l’Europa

È stato poi il turno di Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa. Il Presidente del Consiglio ha espresso la propria vicinanza a Edi Rama e a tutto il popolo albanese per le offese ricevuta da parte di certa stampa italiana (e – ribadiamo – dal servizio pubblico, pagato dai contribuenti italiani). Ma la Meloni è stata chiara con il suo omologo: il vero obiettivo delle critiche della sinistra italiana non è certo Edi Rama, ma lei stessa, il Protocollo e l’intero operato del governo. Critiche tese a una delegittimazione, se non altro per fini puramente propagandistici. Tra le critiche c’è anche quella di voler privare i migranti delle loro libertà, di voler costruire in Albania una seconda Guantanamo: “Un po’ curioso” ha commento la premier italiana, perché “poi si lamentano per i tempi di costruzione di Guantanamo”. L’obiettivo del governo però è totalmente un altro: “Fare le cose per bene. Anche perché – ha continuato Meloni – se quello che noi abbiamo immaginato funzionerà (e funzionerà), allora noi avremo inaugurato una fase completamente nuova nella gestione del problema migratorio. L’accordo – ha infatti spiegato il Presidente del Consiglio – potrebbe essere replicabile in molti Paesi, potrebbe diventare una soluzione, una parte della soluzione strutturale dell’Unione europea. Questo – ha aggiunto – lo capiamo noi e lo capiscono ovviamente anche i sostenitori dell’immigrazione incontrollata, che non a caso concentrano su questo progetto una opposizione decisa e feroce”. È il lavoro, quello serio, che va oltre le strumentalizzazioni.

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