Alcuni si devono scusare con Renzi e tantissimi con Salvini

Il gup del Tribunale di Firenze Sara Farini ha prosciolto Matteo Renzi, altri imputati e quattro società nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open. Le indagini puntavano su presunte irregolarità commesse nei finanziamenti a Open, attiva dal 2012 al 2018 con lo scopo di sostenere economicamente l’ascesa e l’attività politica di Renzi, in quanto Sindaco di Firenze e poi come segretario del Partito Democratico. Insieme all’attuale leader di Italia Viva sono state prosciolte le persone che più hanno gravitato attorno all’ex premier, gli ex ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. Matteo Renzi pretende ora delle scuse per un accanimento giudiziario durato anni e conclusosi con l’assoluzione sua e degli altri imputati. Siamo felici per l’epilogo positivo della vicenda e siamo altresì certi che il capo di IV, nella sua richiesta di scuse, stia pensando ad alcuni settori della politica, ma di sicuro non a Fratelli d’Italia e al resto del centrodestra. Da destra, nessuno si è mai permesso di strumentalizzare i guai di Renzi e famiglia, incluso l’arresto dei genitori dell’ex Presidente del Consiglio perché qui si è garantisti sempre e non a fasi alterne come succede a sinistra e pure nei pressi di Italia Viva. Mentre, il Movimento 5 Stelle ha tuonato sin dall’inizio contro la presunta immoralità del “Giglio magico” e tuttora Giuseppe Conte non gradisce avere come alleato un personaggio, così viene percepito Matteo Renzi dal capo pentastellato, opaco e capace di oscuri tranelli. L’inchiesta su Open è partita subito dopo l’abbandono renziano del PD e si sa, il partito oggi guidato da Elly Schlein vanta frequentazioni in talune Procure italiane. Quindi, le scuse a Renzi devono e possono solo arrivare dal Nazareno e dallo “statista” di Volturara Appula. Però, il senatore di Rignano sull’Arno vuole condurre Italia Viva nel cosiddetto campo largo di Schlein e Conte per impedire, parole sue, a Giorgia Meloni di governare in eterno, cioè, egli va incontro ai propri massacratori. Contento lui! Dopo il proscioglimento, Renzi si è tolto qualche sassolino dalla scarpa dinanzi al PM che gli ha mosso le accuse, lo stesso che ha disposto l’arresto dei suoi genitori. Questo Pubblico Ministero andrà sereno in pensione senza rispondere dei propri errori. Matteo Renzi fa bene a denunciare i vizi di una casta che non risponde mai degli sbagli che commette, ma perché non appoggiare allora gli sforzi del Governo in tema di riforma della Giustizia, invece di ribattezzare FdI come Sorelle d’Italia e di partecipare così alla campagna denigratoria più o meno strisciante che da tempo viene messa in atto contro Arianna Meloni, descritta come la manovratrice occulta di questo esecutivo? Il garantismo universale e la battaglia per la responsabilità dei magistrati non sono evidentemente primari per tutti. In ogni caso, se Matteo Renzi merita le scuse da parte di alcuni, l’altro Matteo della politica italiana, ovvero Salvini, ha il pieno diritto di pretendere che in tantissimi si cospargano il capo di cenere dopo l’assoluzione nel processo riguardante lo sbarco negato alla nave Open Arms avente a bordo più di cento clandestini. Il primo a fare mea culpa dovrebbe essere proprio Giuseppe Conte, sempre lui, il quale si trovava all’epoca a capo del Governo nel quale l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini decideva di impedire alla Open Arms di sbarcare. Il Conte premier avallava le decisioni del Viminale, ma il Conte capo partito ha poi indegnamente smentito sé stesso e il suo ministro. Chiedano scusa tutti coloro i quali, del mondo politico, giornalistico e giudiziario, hanno fomentato l’immagine del Salvini razzista, che disconosce le leggi italiane pur di imporre i suoi interessi di parte, e hanno tentato di trasformare in reato la difesa dei confini nazionali e la lotta all’immigrazione irregolare.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.