Spuntano nuovi segnalazioni, rimaste puntualmente inascoltate, in merito alla mancata manutenzione dei corsi d’acqua in Emilia Romagna. Un altro episodio che conferma quanto, ormai, era chiarissimo a tutti: gran parte dei danni poteva essere facilmente evitato se, con la diligenza del buon padre di famiglia, la Giunta regionale avesse provveduto a fare quello che non solo avrebbe già dovuto fare, ma anche quello che comitati, cittadini e opposizioni politiche richiedevano da tempo. Un po’ tutti, dunque, conoscevano il pessimo stato dei corsi d’acqua, la diffusa incuria in cui versavano gli argini e i letti dei fiumi, tutti sapevano dei possibili ostacoli, delle possibili ostruzioni nel caso di un acquazzone più violento.
Le denunce dopo l’alluvione del 2023
L’ultimo caso riguarda quello di un consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Pianoro, in provincia di Bologna, che avrebbe segnalato alla Regione il cattivo stato del fiume Zena già un mese dopo la tragica catena di inondazioni del maggio 2023, richiedendo agli organi competenti (dunque, alla Regione) di intervenire alla manutenzione del corso d’acqua che, in realtà, doveva essere svolta già nel lontano 2021. Secondo La Verità, infatti, risalgono al giugno 2023 le tante pec inviate dal consigliere – il suo nome è Luca D’Oristano – alla Regione per richiedere il suo intervento. Nella mail, pubblicata dal Resto del Carlino, si legge che “come esposto durante la consulta di frazione, sono stati enunciati i numerosi punti dove il torrente Zena e i suoi affluenti sono esondati causando ingenti danni a beni privati e di pubblica utilità”.
Continua D’Oristano: “Tenuto conto dell’allarme lanciato dai residenti pre-alluvione e di quello incontrovertibile post-alluvione dato dai partecipanti alla consulta di frazione, visti lo stato dell’alveo dello Zena che vede variati e in alcuni punti addirittura azzerati i livelli dell’alveo di magra, alveo di morbida, alveo di piena e alveo di piena eccezionale, si propone agli organi competenti di delegare il Comune di riferimento per tratto di territorio a eseguire i lavori ritenuti necessari per la messa in sicurezza di tutti gli alvei, per esempio il rifacimento/sistemazione degli argini; l’abbassamento livello ’alveo di magra’; la messa in sicurezza della passerella pedonale in zona Chiesa, in cui si è formata una diga di detriti che ha allagato la zona residenziale di via Volontari del sangue. Si evidenzia – ha aggiunto il consigliere di Fratelli d’Italia – che gli eventuali interventi di cui sopra andrebbero realizzati entro e non oltre il 15 settembre e i lavori andrebbero assegnati al Comune con la garanzia di una puntuale e costante manutenzione da far realizzare ad aziende per il movimento terra già presenti sul territorio; i lavori verranno relazionati all’Ente di competenza al quale resterebbe l’imprescindibile responsabilità di controllo e vigilanza e l’onere economico dei lavori”.
E lo Zena esonda di nuovo
Il primo ente a rispondere a D’Oristano fu l’Agenzia del Demanio, la quale spiegò come la competenza della manutenzione fosse della Regione. E lo stesso evidenziò la Bonifica Renana: “Invieremo la segnalazione all’ente competente, la Regione”. E non è finita, perché il consigliere ha poi reiterato le richieste di intervento alla Regione anche a settembre del 2023: “I detriti presenti – scrisse – sono una quantità molto preoccupante per i residenti e, se non verranno rimossi entro il mese di settembre 2023, la fine della stagione estiva, potrebbero essere motivo di nuove esondazioni e danni mettendo a rischio l’incolumità pubblica e privata”. Al suo appello, si aggiungono quelli di cittadini, comitati e associazioni del posto, lasciati soli da una Regione inerte malgrado un dramma consumato pochi mesi prima. A un anno di distanza dalle segnalazioni, proprio sul finire della stagione estiva (non è una casualità), lo Zena è esondato di nuovo e ha provocato nuovi danni. Sulla pelle dei cittadini.