C’è stata una evoluzione chiara da parte della magistratura italiana. Perché se a inizio degli Anni ‘90 si ebbe il fenomeno della “supplenza” di un potere (quello giudiziario) nei confronti di un altro (esecutivo), ora si è passati alla fase della “sostituzione”. A dirlo è Pierluigi Battista, scrittore ieri ospite di Quarta Repubblica, nel salotto serale condotto da Nicola Porto e in onda su Rete4. Per Battista, è chiaramente così: “C’è stata un’evoluzione” ha detto lo scrittore parlando del caso Almasri. “Io non conosco precedenti nella storia italiana di un governo” che viene indagato per un suo atto nelle sue parti essenziali: un ministro della Giustizia, un ministro dell’Interno, un sottosegretario con delega ai Servizi segreti e il Presidente del Consiglio. “Un salto di qualità: dalla supplenza si passa alla sostituzione, si passa all’attacco diretto a un governo”. E se, durante Mani pulite, gli indagati era sotto accusa per corruzione, tangenti, concussione e altri reati, in questo caso il governo è indagato per un atto di governo.
Segreto di Stato? Avrebbero protestato ugualmente
Porro allora obietta, riprendendo una tesi diffusa negli ultimi giorni: mettere il segreto di Stato e “nessuno ti avrebbe rotto le scatole”. “L’avrebbero fatto ugualmente” ha detto per tutta risposta Battista: “Tant’è vero – ha aggiunto – che adesso tutti dicono che se la ragion di Stato vuol dire che c’è un accordo con questi criminali della Libia, allora è peggio che andar di notte”. Dunque, in un mondo oggi improntato sulla mediaticità, i detrattori non si sarebbero “accontentati” del segreto di Stato. Ricordando, appunto, che siamo “in un Paese dove i processi mediatici sono all’ordine del giorno, in cui tutto diventa materia di conflitto politico attraverso la dilatazione mediatica di un atto”.
Meloni ha risposto bene
Meloni dunque non poteva restare in silenzio: “Se è un atto politico, perché non devi rispondere con un atto politico?”. Cosa sarebbe successo se Meloni non avesse risposto e avesse aspettato giorni per riferire in Aula? Accuse di reticenza e di silenzi a destra e a manca. Meloni non poteva restare zitta dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia. Un testo, sottolinea Battista, di quindici righi in cui vengono riportati anche articoli di giornale come prove. “Tu hai scritto su questa vicenda?” chiede a Porro, aggiungendo: “Beh, se tu avessi scritto, saresti la prova che quattro persone devono essere indagate. non funziona così”.
Accordi con criminali? Deve valere per tutti
Dunque il quesito che viene spontaneo: è giusto fare accordi con criminali? Se si può fare, “deve valere sempre”: “Se fai la Via della Seta con la Cina – chiaro riferimento ai governi di Giuseppe Conte -, devi sapere che c’è un milione e mezzo Uiguri, questa popolazione musulmana che viene perseguita dalla Cina, che sta nei campi di concentramento. Allora non puoi avere nessun rapporto con l’Iran che uccide le donne e le ragazze perché non portano il velo, vengono violentate in carcere e poi le ammazzano. E l’Afghanistan: erano anche contro l’intervento in Afghanistan” ma “appena sono andati via gli occidentali, le donne afgane sono diventate di nuovo oggetto di persecuzione in cui i diritti umani fondamentali sono stati distrutti”. Nessuna ipocrisia, insomma: non c’è spazio per il solito ‘due pesi, due misure’ della sinistra.
La magistratura non può essere di destra o di sinistra
Allora Porro obietta ancora: “Questo magistrato è considerato di destra”, riferendosi al procuratore Lo Voi che ha dato il la all’iscrizione tra gli indagati. “È una degenerazione” ha risposto Battista: “La magistratura è una grande corporazione che non tollera che ci sia riequilibrio dei poteri. Ora palesemente c’è stato uno squilibrio dei poteri, su! Chiunque lo capisce, no?”. E sulla separazione delle carriere: “Gran parte dei paesi liberal-democratici che difendono i principi dello Stato di diritto, hanno la separazione delle carriere. Non puoi accusare di torsione autoritaria per una cosa del genere”. E definisce una “sceneggiata” la protesta dei magistrati contro il ministro Nordio, che addirittura lasciarono l’Aula all’inaugurazione dell’anno giudiziario brandendo una Costituzione in mano: “Quello sì che è irrituale”.