Cosa sarà passato per la testa dell’attentatore siriano che ha ucciso una persona (un ragazzino di 14 anni) ferendone altre quattro, lo chiariranno gli inquirenti. Probabilmente un movente religioso, come subito si è portati a pensare in questi casi. Sta di fatto che si tratta, ancora una volta, di una strage perpetrata da una di quelle ‘risorse’ che per anni qualcuno ci ha costretto a importare.
È successo a Villach, una cittadina in Austria, non distante dal confine con l’Italia e con la Slovenia. Le strade si stavano animando di passanti come un normale sabato sera quando l’uomo, il siriano di 23 anni, ha iniziato a ferire le persone con un coltello. La vittima è un 14enne, non ce l’ha fatta. L’uomo continua ad aggirarsi per il paese e ferisce altre persone. Incredulità e sgomento dei presenti, che scappano e cercano di rifugiarsi dalla furia dell’immigrato. Le saracinesche si abbassano, i ristoratori rinchiudono i clienti all’interno dei loro locali per difenderli. Il siriano viene bloccato dall’intervento di un venditore ambulante che, capito il pericolo, lo investe e lo blocca prima dell’arrivo della polizia. L’uomo viene ritratto sorridente prima dell’arresto. Arresto dopo il quale a Villach non torna la tranquillità: si cerca un presunto secondo uomo, arrivano le forze di polizia anche con degli elicotteri e quello che sembrava essere un normale sabato sera, si è trasformato in una tragedia.
Monaco, morte mamma e figlia dopo agonia in ospedale
Il tutto è accaduto a poche ore dall’attentato di Monaco di Baviera dove, in quel caso, è stato lo stesso autore, un afgano, ad ammettere la matrice religiosa del suo gesto: sui suoi profili social, oltre alla passione per la palestra e per la sua automobile, condivideva anche frasi religiose in arabo. Ha travolto un raduno di sindacalisti con la sua macchina, ferendo decine di persone. Due sono morte proprio ieri: si tratta di una mamma con sua figlia, che erano rimaste intrappolate sotto la vettura quando è stato fermato; erano già in condizioni critiche. Martiri di una guerra che non avrebbero voluto combattere. Senza sapere che forse possiamo ritenerci sotto assedio da parte di chi esporta contenuti e modalità di una cultura che vorrebbe imporsi, anche in questo modo, sulla nostra. L’afgano, dopo l’attentato, si sarebbe anche messo a pregare, invocando Allah.
Per la Germania, l’Afghanistan è un Paese sicuro
L’uomo era sbarcato in Italia nel 2016. Solo l’ultimo caso di una sfilza di terroristi passati per il nostro Paese: c’è il caso dell’algerino che ferisce due
poliziotte in Belgio, sbarcato in Sardegna; il tunisino che da Aprilia giunge a Marsiglia per fare una strage in stazione; l’altro tunisino, arrivato a Lampedusa, che ha aperto il fuoco nella cattedrale di Nizza. È anche questo, purtroppo, il risultato dell’immigrazione irregolare. Ma, come più volte annunciato, l’uomo sarà rimpatriato, malgrado il suo Paese sia di fatto in mano a un regime talebano: “Evidentemente in Germania, che mi risulta essere nell’Unione Europea e dove è al governo la sinistra, la magistratura non mostra alcun dubbio nel ritenere l’Afghanistan un “paese sicuro” – ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, co-presidente dei Conservatori al Parlamento Ue -. Parafrasando Brecht: evidentemente a Berlino c’è un giudice, ma non fa politica”.