Il premierato rafforzerà la Costituzione. In un contesto in cui, ormai, gli organi democratici stanno perdendo le loro funzionalità, in cui il Parlamento sembra sempre più costituzionalmente assoggettato agli esecutivi mentre i governi abusano dello strumento del decreto legge, che sulla carta dovrebbe essere soltanto utilizzato in casi di emergenza, il premierato appare allo stato attuale come uno dei pochi mezzi, a disposizione oggi degli italiani, per riordinare i poteri del nostro sistema costituzionale.
Abbiamo sentito spesso le opposizioni sostenere l’esatto opposto: e cioè che il Parlamento verrebbe irrimediabilmente indebolito dalla riforma costituzionale e dalla forte legittimazione di cui l’esecutivo sarà dotato, grazie all’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Ma, dicendo ciò, i detrattori del Governo Meloni non vedono che la situazione da loro descritta è già in corso, con tratti assai peggiori: oltre al Parlamento già risucchiato dalle ingerenze degli esecutivi – chiari segnali sono votazioni sommarie delle leggi di Bilancio, questioni di fiducia molto frequenti (con voto palese, eliminano la possibilità dei parlamentari di apporre emendamenti) anche sui decreti di conversione dei decreti legge – pure i vari esecutivi, se non dotati di una maggioranza forte, vengono ad essere chiaramente in balia degli eventi, privi di leadership. E l’indirizzo politico della Nazione si ritrova frammentato e ostaggio di persone mai elette ma nominate, spesso precedentemente sconosciute al corpo elettorale. Per carità, niente e nessuno viet,a allo stato attuale, vieta tutto ciò, ma è giusto così? È giusto che le maggioranze vengano create solo dopo il voto, con totale diniego di quanto richiesto dagli elettori? A perdere senso, di questo passo, non sarà proprio il voto dei cittadini, privato così della sua forza decisoria?
Sul Giornale questa mattina si legge un commento di Alessandro Sterpa, costituzionalista e professore di Diritto pubblico all’Università degli studi della Tuscia. Sterpa tratta proprio questo tema: il premierato risolverà il problema del ruolo del Parlamento. La sua posizione è chiara: partendo dall’analizzare una recente sentenza della Corte Costituzione circa il decreto legge e i suoi limiti di impiego, viene ricordato che la detenzione, da parte dell’esecutivo, del potere di indirizzo politico “non può giustificare – si legge nella sentenza n.146 del 2024 – lo svuotamento del ruolo politico del Parlamento, che resta la sede della rappresentanza della Nazione, in cui le minoranze politiche possono esprimere e promuovere le loro posizioni in un dibattito trasparente, sotto il controllo dell’opinione pubblica”.
Ecco, proprio al contrario di quello che sostiene la sinistra, il premierato risolverà questo problema: infatti con la riforma, come si legge chiaramente sul quotidiano, sarà più facile “ampliare il sistema di limiti per cui il decreto legge è tendenzialmente illegittimo”. E questo, grazie alla maggioranza “garantita” al premier eletto. In altre parole, sarà proprio la comunanza politica tra governo e la sua maggioranza a ridare linfa al Parlamento, a riconsegnargli il suo ruolo fondamentale di sede in cui si dibatte democraticamente i punti all’ordine del giorno. “Un esecutivo più forte anche perché liberamente scelto dal popolo – si legge ancora – è così un presupposto utile per un parlamento altrettanto forte. Come in ogni dinamica istituzionale di compensazione, il sistema – conclude l’articolo – rafforzerà per scelta politica e per giurisprudenza costituzionale il nostro Parlamento”.