Anche i Carabinieri vittime delle foibe, esempi di italianità

Tra le circa ventimila vittime istriane e giuliano-dalmate dell’odio titino, trovarono la morte anche 250 Carabinieri nelle profonde cavità delle foibe carsiche, gettati brutalmente dai partigiani comunisti jugoslavi. Una storia che è rimasta in sordina per lunghi decenni e che si confonde con quella dei civili vittime delle foibe. Ma, nonostante il passare del tempo, non è venuta meno l’eroicità del loro esempio: proprio come gli altri italiani che, pur di non rinnegare la loro identità preferirono persino la via della morte, anche ai Carabinieri uccisi nel Carso va riconosciuto l’ardore di aver scelto la loro Patria piuttosto che consegnarsi al nemico. Ardore che ora, dopo 80 anni, viene finalmente a galla e al quale va aggiunto un inenarrabile senso del dovere, nel rispetto degli impegni presi con la propria Patria, in difesa del proprio popolo in quel momento sotto attacco straniero, in onore della propria divisa sugello di italianità.

Le storie dei 250 Carabinieri gettati nelle foibe sono tra le più eroiche del XX secolo, esempi inequivocabili di cosa l’essere italiani e in generale appartenere a una Patria dovrebbe significare per ogni italiano: il ricordo arriva proprio dall’Arma, che scrive così sui social: “Restare al proprio posto, continuare a svolgere il servizio ed evitare sbandamenti”. Il tutto, nonostante sapessero chiaramente quale sarebbe stato il loro destino. Lo sapeva bene Sebastiano Costanzo, comandante della stazione dell’Arma di Comeno, oggi in Slovenia, legato e portato in giro per il paese, poi torturato, ucciso con tre colpi di pistola e gettato in una foiba. Lo sapeva bene anche il maresciallo Torquato Petracchi della stazione di Parenzo in Istria, al quale furono legati i polsi col filo spinato per poi essere scaraventato in una foiba profonda 135 metri. O ancora, lo sapevano i 12 carabinieri di Bretto Inferiore, forzati a camminare per ore fino alla Malga Bala dove furono uccisi: anche in quel passo, mai un passo indietro, sempre a testa alta, consci del loro destino, fieri di essere italiani.

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