La cancellazione del programma di Roberto Saviano – guru dell'anticamorra e dell'anticrimine dei salotti buoni – decisa dal Consiglio di Amministrazione Rai ha sollevato molte polemiche.
La decisione è maturata a seguito del linguaggio utilizzato in diverse occasioni dal giornalista, che non risulta compatibile con il codice etico al quale dovrebbe, invece, attenersi il servizio pubblico.
In sua difesa si sono levati alti gli scudi dell'intellighenzia di sinistra, da Michela Murgia, ad alcuni esponenti del Partito Democratico, passando per Gad Lerner: nella loro visione Saviano pagherebbe lo scotto di aver attaccato “il potere”.
Ignorano – o fingono di farlo – che in questa Rai il codice etico non è soltanto un documento messo lì ad abbellire il sito dell'azienda, come accaduto negli ultimi anni. Anzi, i nuovi vertici tengono particolarmente al suo rispetto, tant'è che, per le medesime ragioni legate ad un linguaggio non consono, Filippo Facci ha subito la stessa sorte di Saviano.
Ad ogni modo, il partito guidato da Elly Schlein ha addirittura ritenuto opportuno chiedere che della questione si occupi la Commissione Antimafia: “la defenestrazione di Saviano dalla Rai non è l'uscita di un qualsiasi giornalista” – ha detto il dem Verini – “ha un significato inquietante e pensiamo che l'Antimafia, per il profilo, la storia, il ruolo di Saviano, se ne debba occupare”.
Al di là dell'inopportunità della richiesta del PD, c'è chi non la pensa allo stesso modo sulla figura del nostro “eroe”.
Ad esempio, il Generale Carmelo Burgio, oggi in pensione. Quando Gomorra è stato messo in commercio, nel 2008, Burgio era Comandante del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta e, successivamente, è stato anche Capo del I e del III reparto della Direzione Investigativa Antimafia.
L'ex Generale ha pubblicato un post su Facebook in cui dice la sua su Saviano e sul suo presunto apporto alla lotta alla Camorra e alla criminalità organizzata.
Sostanzialmente, Burgio asfalta Saviano dicendo: “il suo contributo alla lotta alla Camorra in quegli anni? Non pervenuto. Parlo a nome mio e dei Carabinieri di Caserta”.
Con buona pace degli pseudo-intellettuali di sinistra.