Anche in Basilicata il centrodestra vince: sinistra spaccata e annientata, ennesima sconfitta del campo largo

Nulla da fare, il campo largo ha perso di nuovo. Sconfitto dal malcontento generale, dalla poca fiducia che i cittadini ripongono in una sinistra sempre più persa in questioni di principio e lontana dai problemi concreti che interessano i cittadini. Presunte censure, strizzare gli occhi ai manifestanti violenti pro-Palestina e sensibilizzare con Amadeus, “cacciato” dalla Rai e pronto, poverino, a riscuotere un contratto milionario altrove, non è stata una strategia vincente. E infatti, anche in Basilicata il campo largo ha fallito: l’alleanza PD-M5S è stata staccata di un pesante 14% rispetto al centrodestra. Vito Bardi è stato riconfermato presidente della Regione.

Non solo una sconfitta elettorale

La sfiducia del campo largo non è solo dei cittadini. La batosta, questa volta, è stata così sonora da non poter essere descritta soltanto in termini elettorali. La coalizione di centrodestra ha registrato un importante 56%, con Fratelli d’Italia ancora una volta al primo posto tra i partiti con il 17%. Non va oltre il 42% invece Piero Marrese, candidato espressione del centrosinistra – o forse meglio descriverlo come ultimo superstite della faida che per mesi è stata portata avanti tra Movimento Cinque Stelle e PD e le sue frazioni interne (quando si tratta di spaccature, in effetti, il Pd è sempre in prima linea). Corroborata anche dalla telenovela sulla scelta del candidato che ha impazzato per mesi, la sfiducia verso la sinistra è cresciuta a dismisura e ha portato all’ottava sconfitta del campo largo su nove: Umbria, Liguria, Calabria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Molise, Abruzzo e ora Basilicata. Non solo una questione elettorale. Si può dire, infatti, che anche gli stessi militanti non ci abbiano creduto: forti probabilmente del fatto che la sconfitta era preannunciata, avendo la sinistra trasportato a livello locale tutti i suoi difetti e le sue mancanze mostrate a livello nazionale. Comitati elettorali chiusi o semivuoti, sedi abbandonate, umori a pezzi. In soli cinque anni, il PD non esiste più in Lucania: da fortino sicuro della sinistra, uno dei tanti feudi rossi sparpagliati qua e là per lo Stivale, a terra della consacrazione della destra e delle sconfitte della sinistra. Proprio come sta accadendo nel resto della Nazione, anche in Basilicata cinque anni di amministrazione del centrodestra hanno spaccato totalmente il centrosinistra. Nemmeno loro, ormai, ci credono più.

Regione diversa, stesso risultato

Eppure, in qualche modo la vittoria di qualche settimana fa del campo largo, l’unica fino ad ora, arrivata in terra sarda, poteva stagliarsi come la volta buona per la sinistra di compattarsi e iniziare a fare proposte serie. E invece nulla, Elly Schlein ha continuato la sua campagna di disinformazione sullo stato della sanità italiana, mentre Giuseppe Conte ha perseverato nella sua strenua difesa a oltranza delle sue misure assistenziali, arrivando persino a proporre un Reddito di Cittadinanza speciale per ogni Regione. Uno diverso per ogni Regione che i grillini avrebbero governato. Non c’è, forse, repellente al voto migliore: dinnanzi alla proposta di costruire di nuovo quel sistema che ha favorito furbetti e corrotti, davanti al rischio di disastrare, dopo quelle nazionali, anche le casse regionali, gli italiani hanno ponderato le loro scelte. A partire dagli abruzzesi, che hanno decretato la vittoria alle urne del presidente uscente Marsilio. Ora è stato il turno dei lucani: Regione diversa, stesso risultato. Il Movimento Cinque Stelle, in Basilicata, non è andato oltre il 7%, mentre il PD, che dovrebbe essere la forza trainante del centrosinistra (e anche su questo punto, le fratture con i grillini iniziano a farsi consistenti) si è fermato al 13%. E allora, col senno di poi, forse Conte ha fatto bene ad alzare il gomito e a esagerare col mirto in Sardegna, dopo la vittoria della sua Todde: tra divisioni, litigi, incapacità della classe dirigente, continui tiritere sulla scelta dei candidati e sui possibili accordi, chissà il Movimento Cinque Stelle e la sinistra tutta quanto ancora dovranno aspettare per tornare a vincere una tornata elettorale.

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