Ancora offese ai Martiri delle Foibe. Menia (FdI): “Indecente. Non ho parole”

Non c’è pace per chi ha subito, nelle terre istriane, fiumane, giuliane e dalmate, l’orrore delle foibe. Oltre alle numerose e vili azioni di deturpamento di targhe e monumenti, opera di vandali senza nome e senza onore, ieri Roberto Menia ha denunciato l’ennesima offesa. Su una pagina facebook dedicata al maresciallo Tito, responsabile ideologico e morale della persecuzione anti-italiana, è apparso un disegno animato che prende in giro le vittime delle atrocità commesse sul confine orientale. In esso si vede una sorta di buco nero in cui precipitano piccole figurine umane. Un evidente riferimento alle foibe, sottolinea Il Tempo in un articolo che ha riferito l’accaduto precisando che non si tratta di un pesce d’aprile di pessimo gusto ma dell’ennesima dimostrazione di come il tema delle foibe sia ancora tutt’altro che un argomento condiviso.

Indecente. Non ho altre parole. Quella pagina – dichiara il senatore di Fratelli d’Italia primo firmatario della legge istitutiva del Giorno del Ricordo – è stata segnalata più volte, è piena di una vergognosa apologia delle bandiere slave. Una roba lurida. Una pagina che rappresenta un autentico sfregio per l’italia e per i suoi morti”.

E non è purtroppo l’unico. Nei giorni scorsi, infatti, in una via centrale di Gorizia sono apparse, alle finestre di un palazzo, diverse bandiere jugoslave con la stella rossa titina. Un’iniziativa, questa, promossa da un’associazione culturale locale i cui responsabili, come spiegato al quotidiano Il Piccolo, hanno “deciso di esporre le bandiere in occasione del finissage della nostra ultima mostra. Lungi da noi un’esaltazione di tale momento storico: solo una rievocazione filologica, se proprio vogliamo un gesto artistico”. Una giustificazione che, si legge su Il Secolo, sa di feroce presa in giro.

Sulla vicenda il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna ha parlato di “squallido gesto a sostegno di uno dei totalitarismo (il comunismo sovietico da cui deriva quello del maresciallo Tito) condannati dal parlamento europeo” ed ha qualificato i responsabili come “anti italiani ed anti goriziani, perché è noto che il regime dittatoriale cui si riferiscono le bandiere si è reso responsabile di centinaia di mitliaia di uccisioni di oppositori”, tra cui moltissimi goriziani, compresi antifascisti e sindacalisti, “deportati ed uccisi a guerra finita per eliminare chi avrebbe potuto opporsi all’occupazione titina di Gorizia e alla sua annessione alla dittatura comunista”.

Alle parole del primo cittadino goriziano fanno eco quelle di Roberto Menia, che parlando con Libero ha ricordato che l’episodio arriva in concomitanza con un’occasione, quella che vede Gorizia e Nuova Gorica nel 2025 capitali transfrontaliere della cultura europea, che dovrebbe rappresentare un momento di unione. E che invece “silenzia alcuni fatti, come questo, perché dobbiamo dire che tutto va bene. Questo fatto è stato bollato come una goliardata, ma non possiamo far passare tutto in cavalleria”.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.