Angela Carini ha scelto di non uniformarsi: il futuro non è ancora indelebile

Le lunghe polemiche, l’attesa, il coraggio di provarci, contro ogni ragionevolezza e pronostico, il segno di croce, il breve confronto, la forza di dire basta, di indietreggiare di un passo, consegnando le proprie lacrime, dolci e amarissime, alla storia dello sport. 

Quarantasei secondi di paura, un paio di pugni potenti, una rabbia incontenibile dinanzi a un sogno negato, a un progetto costruito e raggiunto con anni di sacrifici e di lavoro. Nessuna denigrazione per l’avversario, ma tanti dubbi e perplessità, soprattutto una crescente amarezza, un non detto che non si può dire, che non si lascia dire. 

Nel tempo della comunicazione, della parola, dell’informazione rapida e immediata, non è più consentito interrogarsi, lasciarsi provocare dal senso vero e profondo del reale. La libertà appare un lusso e una formalità, un retaggio antico di cui sbarazzarsi senza troppe preoccupazioni. Gli scrupoli sono ridotti a freni inutili, a ostacoli insignificanti e dannosi. Il mito del progresso domina e infetta i luoghi simbolici della nostra esistenza, nonché i tempi dell’incontro e della formazione di sé. Livellare, omologare, tradire e tradurre il dato donato nella natura, nella cultura, nella memoria. Erigere statue e idoli al relativismo e al nichilismo, coltivando gioiosamente il disprezzo per la bellezza e per la verità, divenendo insensibili al gusto per il rapporto diretto con l’esperienza. Un rapporto sfidante, mai ultimo e definitivo, per nulla sereno, con l’intelligenza. L’uomo ha il compito di svelare il mistero, di adoperarsi per comprendere, di umanizzare il pianeta, esercitando una libertà situata e determinata storicamente, rinunciando alla pretesa, fallimentare e ingenua, di bastare a se stesso, definendosi e intendendosi quale metro di misura del mondo. Non siamo il centro e nemmeno lo abitiamo. Siamo, invece, in tutto e per tutto, esseri fragili, fallibili, inermi e tormentati, in cammino verso una meta da scoprire, da raggiungere insieme, nell’esercizio retto della ragione, di un sapere libero e autenticamente tollerante. 

Angela Carini non è stata sconfitta su quel ring. Ha permesso, invece, all’osservatore libero e acuto, di guadagnare una migliore posizione, o prospettiva, per scrutare con disincantata obiettività l’orizzonte a cui conduce il nostro agire. Un futuro che non è scritto indelebilmente e che non è ancora deciso, ma che richiede una presa di coscienza e di responsabilità tanto del singolo quanto delle istituzioni, onde evitare di sacrificare sull’altare delle buone intenzioni uno degli aspetti più potenti e fecondi della nostra natura umana, cioè la volontà e la possibilità di dissentire, di obiettare, di non volersi uniformare, nel rispetto del prossimo, secondo modalità civili, ma fermamente e convintamente. 

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Luca Bugada
Luca Bugada
Luca Bugada, dottore magistrale in filosofia e in scienze storiche, insegnante, collabora con diverse testate giornalistiche e scientifiche, promuovendo cultura e memoria del sapere. "Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare" (Lucio Anneo Seneca)

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